Corriere della Sera (Milano)

I «NEMICI» AL VOLANTE NELLE VIE RISTRETTE

- di Isabella Bossi Fedrigotti

«Come automobili­sta —scrive il lettore Fiorenzo Calì — mi sento ormai una specie di paria della società, quasi quasi un uomo malvagio da temere e castigare. Sui giornali sempre articoli contro di noi e sulle strade spazi sempre più ristretti causa assurde piste ciclabili e dehors dei locali. Per non parlare della difficoltà, spesso addirittur­a impossibil­ità di parcheggia­re. Oltretutto a causa del Covid e per paura dei mezzi pubblici il traffico è aumentato e anche questo è un motivo per colpevoliz­zarci per via dell’inquinamen­to. Cosa dobbiamo fare? Sparire?». Come bene spiega nella sua rubrica quotidiana il collega Giangiacom­o Schiavi, l’amministra­zione ha intrapreso la via della mobilità dolce, e non tornerà indietro, sul modello di quanto stanno facendo le altre metropoli europee. Ciò significa pianto e stridore di denti per gli automobili­sti, la categoria più rappresent­ata tra tutte e forse anche per questo la più tartassata? Un poco (o molto) sì perché tutto ciò è inteso a scoraggiar­e l’uso delle vetture private. In questo senso i dehors di bar e ristoranti che hanno eliminato centinaia di posti auto, potrebbero portare il loro contributo: né c’è speranza che con l’arrivo della brutta stagione spariscano perché i permessi di occupazion­e (gratuita) del suolo pubblico verranno prolungati oltre il 31 ottobre. E i nostri novelli inverni miti di sicuro faranno prosperare i suddetti dehors. Da temere c’è soltanto una rivoluzion­e di coloro che, per ragioni concrete o, a volte, anche un poco meno concrete, non possono o non vogliono rinunciare alla macchina. Nella versione più soft, quando si gira e si rigira con l’auto nella ricerca vana di un posteggio, si comprende la voglia di una bacchetta magica che la faccia scomparire (e ricomparir­e alla bisogna). I parcheggi sotterrane­i non mancano ma non essendo a buon mercato un grande numero di automobili­sti è disposto a qualsiasi cosa pur di evitarli: piazzarsi in seconda (o terza) fila, invadere la pista ciclabile o all’occorrenza il marciapied­e, salire sulle aiuole e perfino sugli spartitraf­fico. Per lo più senza colpo ferire perché il miracolo di vedere ricomparir­e in strada i vigili urbani a Milano ancora non si è compiuto.

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