QUELLE SPUNTE BLU ORFANE DELL’ORTOGRAFIA
Che batticuore, un tempo, nelle portinerie, per le caselle della posta. L’attesa delle lettere, di quella lettera. Se dalla trasparenza del vetro ti pareva di scorgere il bianco di una busta, i battiti subito acceleravano. Oggi il cuore non batte più lì, batte sulle spunte azzurrine di whatsapp (non l’ha letto, l’ha letto, sta scrivendo, non sta scrivendo, sì sta scrivendo, no, ha smesso, dov’è finito? dov’è finita? M’ama o non m’ama?).
Zero emozioni nel Duemila in portineria. Tra i vari inanimati foglietti dietro lo sportello, ieri uno diceva: Costo meno ed arrivo in un baleno. Provate a pronunciare le parole a voce alta, l’orecchio dovrebbe subito dirvi che qualcosa non suona, non va. È quella d eufonica che va tolta. Dei libri di scuola tutto è stato dimenticato, dai congiuntivi agli apostrofi (qual è si scrive senza apostrofo, ma tutti lo mettono), tutto tranne, cascasse il mondo, quelle ed e ad davanti a vocale.
Questa regola va invece applicata solo tra due vocali identiche, vado a Otranto, ma ad Ancona. Quella d eufonica nelle nostre testoline bambine aveva messo radici di cemento armato. Così pure, forse per sempre ricorderemo Ma Con Gran Pena Le Reca Giù, iniziali delle difficili Alpi Marittime Cozie, Graie, Pennine, Lepontine, Retiche, Carniche e Giulie. Pare invece si siano dileguati in silenzio, lasciandoci uno dopo l’altro, gli azzurri affluenti di destra e di sinistra del Po che allora conoscevamo così bene. Di destra o di sinistra la Dora Baltea e la Dora Riparia?