Corriere della Sera (Milano)

QUELLE SPUNTE BLU ORFANE DELL’ORTOGRAFIA

- di Vivian Lamarque

Che batticuore, un tempo, nelle portinerie, per le caselle della posta. L’attesa delle lettere, di quella lettera. Se dalla trasparenz­a del vetro ti pareva di scorgere il bianco di una busta, i battiti subito accelerava­no. Oggi il cuore non batte più lì, batte sulle spunte azzurrine di whatsapp (non l’ha letto, l’ha letto, sta scrivendo, non sta scrivendo, sì sta scrivendo, no, ha smesso, dov’è finito? dov’è finita? M’ama o non m’ama?).

Zero emozioni nel Duemila in portineria. Tra i vari inanimati foglietti dietro lo sportello, ieri uno diceva: Costo meno ed arrivo in un baleno. Provate a pronunciar­e le parole a voce alta, l’orecchio dovrebbe subito dirvi che qualcosa non suona, non va. È quella d eufonica che va tolta. Dei libri di scuola tutto è stato dimenticat­o, dai congiuntiv­i agli apostrofi (qual è si scrive senza apostrofo, ma tutti lo mettono), tutto tranne, cascasse il mondo, quelle ed e ad davanti a vocale.

Questa regola va invece applicata solo tra due vocali identiche, vado a Otranto, ma ad Ancona. Quella d eufonica nelle nostre testoline bambine aveva messo radici di cemento armato. Così pure, forse per sempre ricorderem­o Ma Con Gran Pena Le Reca Giù, iniziali delle difficili Alpi Marittime Cozie, Graie, Pennine, Lepontine, Retiche, Carniche e Giulie. Pare invece si siano dileguati in silenzio, lasciandoc­i uno dopo l’altro, gli azzurri affluenti di destra e di sinistra del Po che allora conoscevam­o così bene. Di destra o di sinistra la Dora Baltea e la Dora Riparia?

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