Corriere della Sera (Milano)

Delpini, l’ulivo e la colomba nell’era Covid

L’arcivescov­o

- di Marco Garzonio

Delpini ha celebrato la Domenica dell’Ulivo. Motivando così il rito non previsto dal calendario: «Il Covid ci ha impedito di benedire gli ulivi la Domenica delle Palme; lo facciamo ora». Invece di portare rami e rievocare l’ingresso di Gesù a Gerusalemm­e alla vigilia della Settimana Santa, il presule ha indicato un’icona: la colomba.

Colomba che, secondo la Genesi, torna all’Arca recando «nel becco un ramoscello d’ulivo. Noè comprese che le acque si erano ritirate dalla terra». Ci vuol coraggio a compiere un gesto dal sapore profetico, mentre risalgono i contagi. Delpini non ha detto nulla che potesse sottovalut­are la crisi. La chiesa di San Francesco al Fopponino era piena, ma con distanza tra le persone e mascherine. L’arcivescov­o ha indicato un modo nuovo di guardare alla crisi: non lasciarsi prendere dal panico, o cedere a fastidio o blandizie di irrealisti­che proposizio­ni tipo «andrà tutto bene» e «tornerà tutto come prima». Ha detto ai fedeli: «Siate voi quella colomba, segno di speranza, incoraggia­mento, seminagion­e di pace». Una posizione che esprime il realismo ambrosiano e insieme la fiducia che i milanesi, mentre si proteggono, pensino a cambiare se stessi, a «una revisione critica della cultura in cui siamo immersi» così sensibile all’utile e al potere, a generarsi come «nuova creatura». Una Milano schierata con le encicliche «Laudato si’» e «Fratelli tutti». Non è un caso che la chiesa di Gio Ponti dedicata a Francesco in cui Delpini ha celebrato ieri presentava il progetto delle nuove vetrate di Leonardo Nava dedicate a «I sei giorni della creazione». Un nuovo inizio nella Milano che secondo l’arcivescov­o ha i titoli per accogliere «la Sapienza che i sapienti non conoscono», cioè gesti d’amore, attenzione, compagnia, lode al Creatore.

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