Segnali, ronde e furti Così svuotano le case
Arrestata gang di ladri georgiani
Usavano un trucco per scoprire se i proprietari erano in casa. Un piccolo pezzo di plastica infilato tra la porta e lo stipite: quando la porta si apriva il foglietto cadeva, altrimenti era il segnale che dentro non c’era nessuno. Con questo sistema una banda di ladri georgiani ha fatto razzia in molti appartamenti del Centro e del quartiere tra la Fiera e il Sempione. Sono sette gli arresti eseguiti dalla polizia. Gli inquirenti hanno scoperto anche un ricettatore egiziano di viale Monza al quale venivano rivenduti i gioielli. Anche lui è finito agli arresti: aveva soldi nel freezer.
Un pezzo di plastica trasparente sottile come un foglio, spesso preso ritagliando una bottiglietta d’acqua vuota e poco più grande di un centimetro. Veniva piazzato nella fessura tra lo stipite e la porta dell’appartamento in modo da risultare quasi invisibile al proprietario di casa. Poi la banda attendeva due o tre giorni e tornava a controllare: se il foglietto era ancora al suo posto significava che nessuno aveva aperto la porta nelle ore precedenti e che quindi i proprietari erano in vacanza. In caso contrario si cambiava obiettivo puntando un altro
appartamento del palazzo visto che quando uno dei «segnalatori» riusciva ad entrare in uno stabile venivano marcati tutti gli alloggi in una sorta di pesca a strascico.
Era questo il metodo più utilizzato dalla banda di ladri georgiani arrestata dagli investigatori della Seconda sezione della squadra Mobile. Nei confronti di sette georgiani è stato emesso un provvedimento di fermo di indiziato di delitto firmato dal pm Francesca Crupi e dal procuratore aggiunto Laura Pedio. Un ottavo uomo, un ricettatore egiziano che viveva nella zona di viale Monza, è stato invece fermato d’iniziativa dalla polizia. Nel suo appartamento sono stati trovati soldi e gioielli nascosti all’interno del freezer, provenienti da diversi furti in abitazione. Episodi sui quali si concentrano ora le indagini degli inquirenti.
Sono cinque i colpi contestati nel provvedimento di fermo. Il primo risale al periodo tra il 23 e il 30 luglio (i proprietari erano in vacanza e se ne sono accorti solo al rientro) in un appartamento di viale Teodorico, in Fiera, il secondo tra il 10 e l’11 settembre in via Mac Mahon, il terzo (solo tentato) il 19 settembre in via Filippino Lippi, a Città Studi. Altri due furti sono stati compiuti a Solaro (tra il 20 e il 21 settembre) e Pregnana Milanese (23 settembre). In totale tra i 20 e i 30 mila euro di bottino. La banda si muoveva rapidamente sul territorio e secondo le ultime indagini — per questo si è deciso di adottare il provvedimento di fermo — si stava organizzando per rientrare in Georgia e in Francia, da dove provenivano alcuni membri del gruppo: «Durante l’estate facciamo meno fatica, poi andiamo altrove» ma «dal 18 dicembre fino al primo di gennaio è il periodo migliore. Poi (i proprietari, ndr) tornano».
A incastrarli è stata l’analisi di un’impronta trovata durante il sopralluogo della Scientifica in viale Teodorico: uno degli arrestati, Vladimer Tsutskiridize, 36 anni, era già stato catturato e condannato per furti nel 2012. Partendo dal suo monitoraggio gli inquirenti sono riusciti a risalire all’intera banda: «Avevano invaso Milano come le cavallette, furti a ripetizione». I poliziotti, diretti da Marco Calì e Vittorio La Torre, grazie all’analisi del traffico telefonico sono riusciti a ricostruire i vari complici. Poi hanno individuato alcune auto a noleggio usate dalla banda (due si muovevano prevalentemente in bici per sorvegliare la zona durante i colpi) e hanno iniziato i pedinamenti.
In alcuni casi, anche grazie al semplice passaggio di una «volante» nella strada, gli agenti sono riusciti a evitare nuovi furti durante le indagini. L’organizzazione (anche se non è contestato il reato di associazione per delinquere) aveva quasi certamente solide radici in Georgia, visto che i ladri erano pronti a ritornare per essere sostituiti da altri affiliati. Ma la rapidità dell’inchiesta e la necessità di fermare le loro scorribande (sono decine i casi su cui sono in corso accertamenti) non hanno permesso di approfondire in questa fase le indagini sul «secondo livello».
I ladri colpivano spesso di notte, la sera o nel tardo pomeriggio durante il periodo estivo quando i palazzi sono poco abitati. Tra i luoghi preferiti il Centro e il quartiere Sempione-Fiera. Le porte venivano aperte con l’uso delle cosiddette «chiavi bulgare», vale a dire strumenti che consentono di ricostruire il profilo delle serrature (anche a «doppia mappa») e di aprire anche le porte blindate. Tuttavia il gruppo colpiva prevalentemente in appartamenti dove non c’erano installati sistemi di sicurezza avanzati (come telecamere e allarmi) o montate serrature di ultima generazione. Gli obiettivi più protetti venivano «saltati» e la pesca a strascico proseguiva altrove.