Corriere della Sera (Milano)

I monti spazzati dallo scirocco: strage di alberi

Il vento anomalo ha abbattuto 5 chilometri di cresta boschiva Allerta a Luvinate dove morì un runner: il legno blocca i torrenti

- di Andrea Camurani

Il vento anomalo della scorsa settimana ha lasciato cicatrici sui monti sopra Varese. Lo scirocco, non comune nella zona, ha distrutto almeno 5 chilometri di creste boschive. E nelle valli sale l’allerta: il timore è che i tronchi possano ostruire i torrenti causando piene come quella costata la vita a un runner.

VARESE La pineta del Campo dei Fiori sopra Varese con alberi di venti metri spezzati in due, una distesa enorme di tronchi a terra. Le montagne che sovrastano il Lago Maggiore con faggete rimaste al suolo, letteralme­nte distrutte. La vera domanda non è quando tutto tornerà come prima, bensì quanto si potrà fare per evitare che questo disastro mai visto prima possa causare altri danni, e altri morti: solo due settimane fa perse la vita a Luvinate lo sportivo Mauro Farsetti travolto dalla piena di un torrente che nasce proprio sul versante oggi flagellato dal vento anomalo, lo scirocco, raro da queste parti ma che quando arriva fa grandi danni.

Nel centro del paese, il 24 settembre, scesero trascinati dall’acqua tronchi bruciati e rimasti in quota dopo il vasto incendio del 2017 che si mangiò oltre 300 ettari di boschi proprio al Campo dei Fiori. Il rogo impermeabi­lizzò col calore il fondo boschivo, adesso più esposto all’acqua che arriva a valle con forza. Oggi si ripropone il medesimo problema con vere e proprie muraglie di tronchi abbattuti dal vento: una pioggia dai volumi elevati come l’ultima arrivata potrebbe causare altri seri, serissimi problemi. Il sindaco Alessandro Boriani ha chiesto lo stato di calamità naturale e ieri, nel corso di un’audizione in Regione, ha detto: «Non voglio che il mio paese diventi la Valtellina del Varesotto». Difficile una stima degli alberi abbattuti, si parla di cinque chilometri di cresta boschiva persa al Campo dei fiori. Il presidente del Parco Giuseppe Barra chiede di ripartire proprio dalla risistemaz­ione del bosco e del sottobosco.

A Vararo e Casere invece, sui monti della Valcuvia affacciati sul Verbano i problemi sono anche altri, con la principale strada ancora bloccata dal 2 ottobre. Le poche attività che vivono di turismo e pastorizia tirano i remi in barca: «Alleviamo capre e facciamo formaggi. Certo, è un lavoro millenario che si può fare anche senza corrente elettrica, come nei giorni scorsi: basta un lumicino in stalla e si riesce a mungere lo stesso. Però è molto più dura lavorare così», spiega Renato Tomasini dell’agriturism­o «Capre e Cavoli» che ha dovuto mandare a valle i suoi tre figli per consentir loro di seguire le lezioni scolastich­e: troppo lunga la strada per raggiunger­e il fondovalle ogni giorno in auto.

C’è chi pensa a come aiutare a far ripartire questi luoghi e la loro economia. Alcune guide del posto stanno valutando di organizzar­e tra qualche tempo un’escursione a pagamento sul posto per devolvere il ricavato alle attività frenate dall’isolamento. «Ma attenzione», avvisa Luca Boldrini, responsabi­le del Soccorso alpino varesino, «in questo momento muoversi sui sentieri di montagna è molto pericoloso: troppe piante pericolant­i, e alti rischi per turisti e soccorrito­ri. Meglio restare a casa».

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(foto Marco Corso) Con i droni In alto e in basso a sinistra gli alberi distrutti dal vento di scirocco settimana scorsa al Campo dei Fiori. In basso a destra i boschi sradicati a Vararo
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