Scorribanda dei cinghiali fino in Darsena
Via Tobagi, ucciso un animale: 7 mila abbattuti dal 2005
Hanno usato il Naviglio Grande come via d’acqua per giungere a Milano. Ma la nuotata e poi la passeggiata in città, 15 chilometri in tutto, di un piccolo branco di cinghiali ha creato trambusto, polemiche, e mobilitato per ore squadre di vigili del fuoco, sommozzatori, Ats e polizia provinciale.
L’allarme è scattato ieri attorno alle 5, a Gaggiano, quando un uomo ha notato sei cinghiali nuotare nel Naviglio. E, in effetti, dopo ore di ricerche, un primo esemplare è stato ripescato all’altezza del ponte pedonale di Gaggiano attorno alle 10.40. È stato affidato all’Enpa per essere rimesso in libertà. Poco prima, a Milano, erano stati rintracciati anche due dei suoi compagni: uno era uscito dal canale in zona San Cristoforo e, percorsi circa 600 metri, si era infilato in un cortile in via Tobagi. Qui i vigili del fuoco e gli agenti del nucleo ittico-venatorio della Polizia Provinciale hanno tentato di sedarlo con un dardo narcotico, ma l’animale, un maschio di oltre cento chili, ha tentato di attaccare gli agenti. È stato quindi inevitabile sopprimerlo.
Tornerà invece in libertà un altro esemplare che, a differenza del compagno, è riuscito a raggiungere la Darsena e da lì ha imboccato il Naviglio Pavese, dove ha continuato a nuotare per circa tre chilometri e mezzo. Si è fermato al primo ostacolo: la Conca Fallata, la chiusa per lui impossibile da superare. Degli altri tre esemplari non ci sono stati più avvistamenti. È probabile che siano usciti dal canale prima di arrivare in città.
Sull’episodio Coldiretti lancia l’allarme: «Non si è mai voluto intervenire in maniera decisa, gli animali selvatici rappresentano ormai un pericolo enorme per la sicurezza dei cittadini e della circolazione stradale, oltre che per il lavoro nei campi. Senza contare il rischio sanitario che rappresentano. La situazione è diventata intollerabile» ha spiegato Alessandro Rota, presidente Coldiretti Milano. La settimana scorsa, nel Novarese, due calciatori hanno perso la vita in un incidente d’auto provocato da un cinghiale.
Tra gli enti che da tempo ne contrastano la diffusione con gli abbattimenti mirati c’è il Parco del Ticino. Non è escluso che il piccolo branco giunto a Milano provenisse proprio dai boschi dell’area protetta. «Negli ultimi 15 anni abbiamo effettuato una media di 450 abbattimenti l’anno» spiega Silvia Bernini, consigliere del Parco con delega all’agricoltura. «Dal 2016 al 2018, grazie ai fondi di Regione Lombardia, il Parco ha versato 490 mila euro di indennizzo a 93 aziende per i danni provocati dai cinghiali, la cui presenza è in aumento. La specie, negli anni, è mutata: ora c’è un ibrido che arriva ad avere fino a 9 cuccioli e a fare due gravidanze l’anno. La situazione è complessa e va gestita. Dubito che si riesca a eliminarli del tutto, ma va trovato un equilibrio. L’unica strada è la collaborazione fra enti e agricoltori e un impegno costante nel tempo. Intanto abbiamo chiesto alla Regione nuovi stanziamenti per rinforzare la campagna di contenimento».