Classica
La pianista Gloria Campaner inaugura gli «Incontri Musicali» al Nuovo Teatro Ariberto
Iniziano in Gloria gli «Incontri Musicali» che la Società dei Concerti da anni organizza per offrire una vetrina a giovani musicisti emergenti. «Ci sono passata anch’io. Antonio Mormone (fondatore della società milanese, ndr) e sua moglie Enrica (Ciccarelli, che oggi conduce l’istituzione, ndr) sono stati i primi a farmi suonare a Milano, oltre dieci anni fa», racconta Gloria Campaner, pianista veneziana che apre oggi la rassegna. Un ciclo storico, seppure rinnovato: i concerti, sempre di lunedì, non si terranno più all’Auditorium Gaber, ma al nuovo Teatro Ariberto, e accanto a giovani rampanti sfileranno artisti già affermati. Tra questi Gloria Campaner che si è già esibita con orchestre e per società prestigiose (a Milano anche per il Quartetto). «Ciccarelli mi ha scelto come primo nome e questo mi inorgoglisce. La stima artistica si aggiunge alla gratitudinota ne per aver creduto in me quando ero ancora una semisconosciuta». Settimana prossima toccherà a un altro celebrato pianista, Roberto Prosseda, con Mozart; l’8 marzo Boris Betrushansky con le «Davidsbundlertanze» di Schumann e i «Quadri di un’esposizione» di Musorgskij, il 7 giugno Elisa D’Auria, altro talento scoperto da Mormone, chiuderà con Skrjabin e Chopin. Al compositore polacco guarda anche Campaner, che ne esegue i Preludi op. 28. «Non furono pensati come un tutto unitario, seppure siano intimamente concatenati: spesso uno inizia con la conclusiva dell’altro, ma cambiando totalmente atmosfera, dal maggiore al minore, dalla luce gioiosa alla tristezza o al dolore. Tutti gli umani sentimenti trovano specchio in questi Preludi, in cui ciascuno di noi si può riconoscere». Per omaggiare Beethoven nel 250esimo dalla nascita ha scelto una delle Sonate più popolari, il «Chiaro di luna». «Mi piace proporre pagine che la gente conosce, ad esempio un bis che eseguo spesso è “Per Elisa”. D’altronde, se questi brani sono così famosi un motivo ci sarà. Aggiungo che famosissimo è il primo movimento, ma Beethoven ha pensato le tre parti come un viaggio senza soluzione di continuità». Omaggiare Beethoven «è anche risarcirlo per quanto la pandemia gli ha tolto: il mondo musicale l’avrebbe celebrato sontuosamente, ma molte iniziative sono state cancellate. Anch’io mi sono vista annullare tanti concerti; poi capita che si chiuda una porta e se ne apra un’altra: domani suonerò l’“Imperatore” a Padova, il più grandioso dei concerti di Beethoven, al posto della programmata Nona sinfonia». Sarà la sonata «Primavera» l’omaggio della violinista Giulia Rimonda e della pianista Valentina Kaufman, due delle artiste in residenza quest’anno alla Società dei Concerti assieme alla violoncellista Ludovica Rana (suonerà con Prosseda il 26 ottobre e il 18 gennaio con la Kaufman), all’arpista Valerio Lisci e al flautista Cristian Lombardi. Saranno tutti sul palco il 21 dicembre per il Gala natalizio, mentre il 15 febbraio Rimonda tornerà con l’orchestra di cui è maestro concertatore, la Camerata Ducale Junior: per loro Arenskij e Ciajkovskij. Il 31 maggio la curiosità di ascoltare la figlia del grande violinista Salvatore Accardo, Irene, che in barba a papà ha scelto il pianoforte.