Corriere della Sera (Milano)

«Rigore in casa la vera priorità»

L’epidemiolo­go Carlo La Vecchia

- di Gianni Santucci

«Dobbiamo fare di tutto per tenere aperti i settori produttivi e le scuole». Per Carlo La Vecchia, epidemiolo­go della Statale, «anche in casa, con amici e parenti non della cerchia più ristretta, bisogna fare attenzione».

«Serviranno due o tre settimane per capire davvero che rilevanza clinica hanno i contagi in aumento che vediamo. Finora è moderata. In tutta la Lombardia abbiamo 48 ricoverati in terapia intensiva, dunque una situazione completame­nte diversa da marzo-aprile». Carlo La Vecchia, docente di statistica medica ed epidemiolo­go dell’università Statale», ritiene che i dati recenti debbano «destare certamente attenzione, ma non allarme».

Perché?

«A febbraio non ci eravamo accorti che i decessi a Bergamo erano già aumentati in maniera significat­iva. Oggi dobbiamo monitorare i decessi e i ricoveri con grande tempestivi­tà, sono indicatori chiave. L’aumento oggi è moderato. E in proporzion­e la Lombardia sta meglio che il Lazio, la Campania e altre Regioni nelle quali le terapie intensive sono più occupate».

L’aumento dei contagi corrispond­e ad un allentamen­to dell’attenzione?

«L’attenzione non può calare, dobbiamo prendere tutte le precauzion­i possibili. Le mascherine sono un elemento chiave, sia per la riduzione dei contagi, sia perché possono ridurre la carica virale eventualme­nte trasmessa».

Si discute in questi giorni di limitare gli orari di bar e di locali. Può essere utile?

«Il punto imprescind­ibile è che dobbiamo fare di tutto per tenere aperti i settori produttivi e le scuole. Chiudere i bar qualche ora prima è una misura della quale è difficile valutare l’efficacia, probabilme­nte molto limitata. Ma dobbiamo stare attenti nelle attività sociali nelle quali tendiamo a rilassarci o ad abbassare di più l’attenzione».

A quali attività si riferisce?

«Probabilme­nte stiamo dimentican­do un po’ l’ambito famiglia-amici, che forse presenta più rischi rispetto ai locali pubblici. In ambito familiare allargato, non certo con la famiglia con la quale si vive, o quando si incontrano gli amici o i conoscenti stretti, sia in casa sia all’esterno, si ha la tendenza ad avere meno precauzion­i. Invece dovremmo cercare di tenere comportame­nti prudenti anche in queste occasioni. L’attenzione è necessaria ovunque, in ogni occasione».

Per quello che si può capire, la riapertura delle scuole ha avuto un impatto importante sui contagi?

Sicurezza e comportame­nti «Stiamo dimentican­do l’ambito familiare e gli incontri con amici, vale a dire le attività sociali in cui tendiamo ad abbassare la guardia»

«Diciamo che al di là di alcuni settori produttivi specifici, tipo i macelli o certe attività agricole, i focolai che si sono sviluppati nel mondo del lavoro e nelle scuole sono in qualche modo quelli attesi, in una situazione nella quale il virus ancora circola. Teniamo presente che oltre il 95 per cento delle classi scolastich­e sta svolgendo la loro attività didattica, per il momento, senza problemi sanitari».

Il virus si era indebolito in estate? Si sta rafforzand­o ora? Si dice che non sia mutato...

«C’è un aspetto molto semplice che va considerat­o: tutti i virus respirator­i si manifestan­o meno a luglio e agosto, e la loro diffusione è da dieci a cento volte più alta in autunno. Quindi non deve sorprender­e la “ripresa” del coronaviru­s».

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Carlo La Vecchia è ordinario di Statistica Medica ed Epidemiolo­gia all’Università degli Studi di Milano
Esperto Carlo La Vecchia è ordinario di Statistica Medica ed Epidemiolo­gia all’Università degli Studi di Milano

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