Accuse all’assessore «Trasforma il paese in enclave fascista»
Il caso a Roncoferraro
Nel Comune di Roncoferraro, in provincia di Mantova, l’assessore alla Cultura Roberto Archi ha avviato — tra perplessità e proteste — una sistematica opera di recupero di monumenti, cippi e iscrizioni del ventennio fascista. E il paese è diventato meta di gruppi di estrema destra attirati dal «credere obbedire combattere» rimesso a nuovo. L’assessore e l’amministrazione comunale (di centrodestra) spiegano che l’intenzione era solo quella di far rivivere un pezzo di storia del paese, e che non conoscevano il contenuto delle incisioni riesumate. Ma l’ex primo cittadino Baruffaldi commenta: «Quello che sta facendo Archi in questi mesi mi sembra che non sia il recupero della storia, ma una vera esaltazione del ventennio che rasenta l’apologia del fascismo».
RONCOFERRARO (MANTOVA) Restaurato meno di un mese fa, svetta nel cuore del paese a fianco della chiesa e all’oratorio parrocchiale. Tanti forse nemmeno ci badavano più. Ma da qualche giorno quel cippo in pietra realizzato durante il ventennio fascista è al centro di roventi polemiche. Perché il Comune di Roncoferraro, in provincia di Mantova, per volere dell’assessore alla Cultura Roberto Archi ha fatto restaurare il monumento e ora è intenzionato ad issare una grande bandiera triconumenti lore sul pennone, che si erge per ben 22 metri. Uno dei più alti in tutta la provincia. Di certo non si può dire che il cippo sia «innocuo». Ora che è stato restaurato, il motto fascista inciso è ben visibile: «Credere obbedire combattere fu il motto dei nostri legionari. La cittadinanza roncoferrarese memore e grata questo simbolo di più alte mete a ricordo del loro eroico ardimento eresse». Epigrafie tipiche del Ventennio, che fino a pochi fa il tempo aveva reso illeggibili.
«Nessuno può definirmi un iconoclasta che desidera cancellare la memoria del ventennio — afferma l’ex sindaco Baruffaldi —. Proprio io, alcuni anni fa, sono stato il primo a ripristinate la memoria delle foibe nel nostro paese. Ma credo che la memoria vada sempre contestualizzata e spiegata. Invece in questo caso l’amministrazione comunale e l’assessore Archi hanno voluto restaurare il cippo fascista in centro paese, rendendo chiaramente leggibili le frasi che vi sono scolpite e che sono un inno al ventennio, e ora vi si vuole anche issare la bandiera italiana in occasione della festa delle Forze armate, come se a Roncoferraro non vi fossero altri mopiù adatti».
Dal canto loro l’assessore Archi, ex preside in pensione da un paio di anni, e l’amministrazione comunale (di centrodestra) si difendono spiegando che l’intenzione era solo quella di far rivivere un pezzo di storia del paese, e che sindaco e assessori stessi nemmeno conoscevano il contenuto delle incisioni sul monumento. «E la bandiera italiana — spiega l’attuale sindaco Sergio Rossi — è stata acquistata prima del restauro, quando non ne sapevamo nulla».
L’ex primo cittadino però fa notare che la procedura di acquisto della maxi bandiera è stata avviata il 28 settembre scorso, ovvero a restauro ormai ultimato. «Del resto — aggiunge Baruffaldi — dall’assessore Archi non ci si possono aspettare iniziative molto differenti». Sono due gli eventi cui fa riferimento l’ex sindaco. Il primo risale al 30 novembre di un anno fa, quando a Roncoferraro venne
presentato il volume «Le marocchinate». L’iniziativa, cui prese parte l’assessore Archi, era stata organizzata anche dal Comune e da Progetto Nazionale-Terre dei Gonzaga, movimento mantovano di destra. I volantini che pubblicizzavano l’evento recavano la tipica iconografia del ventennio. L’altra iniziativa che fa discutere è l’intitolazione di un parco a Norma Cossetto, studentessa istriana infoibata dai partigiani jugoslavi nell’ottobre 1943. «E guarda caso — spiega sempre Baruffaldi — lunedì scorso, per l’anniversario della morte di Cossetto, a Roncoferraro è arrivato un nutrito numero di esponenti di movimenti di destra. Quello che sta facendo Archi in questi mesi mi sembra che non sia il recupero della storia, ma una vera esaltazione del ventennio che ritengo stia rasentando l’apologia del fascismo».