Corriere della Sera (Milano)

Porta Venezia, trendy anche nella crisi

Tra i 40 quartieri più in voga al mondo. «Risposta vitale durante la pandemia»

- di Elisabetta Andreis

Porta Venezia è l’unico quartiere italiano inserito tra i quaranta più «cool» del pianeta secondo la rivista britannica Time Out, con tanto di encomio ad alcuni locali e negozi che fanno la differenza. A livello internazio­nale, questa porzione di Milano viene collocata al trentacinq­uesimo posto della classifica annuale. «L’area, già icona dell’inclusivit­à per il suo spirito comunitari­o — si legge —, durante l’allerta per la pandemia si è dimostrata ancora più vitale». E cita il Liberty e l’Art Nouveau, i ristoranti multietnic­i, gli spazi Lgbt+ friendly, il cinema Arcobaleno, il teatro Elfo Puccini, la bocciofila di via Morgagni i locali che resistono nel tempo.

Unico quartiere italiano inserito tra i quaranta più «cool» del pianeta secondo Time Out, con tanto di encomio ad alcuni locali e negozi che secondo la rivista britannica fanno la differenza.

Porta Venezia vive giorni di gloria, inserita al trentacinq­uesimo posto della classifica annuale ambitissim­a e nota a livello internazio­nale. «L’area, già icona dell’inclusivit­à per il suo spirito comunitari­o, durante l’allerta per la pandemia da Coronaviru­s si è dimostrata ancora più vitale, vero e proprio emblema della capacità di reagire positivame­nte e tutti insieme alle difficoltà», è afferma la rivista.

Il Liberty e l’Art Nouveau, gli emigrati etiopi che chiacchier­ano davanti ai ristoranti multietnic­i, gli spazi Lgbt+ friendly, il cinema Arcobaleno come la metropolit­ana, ugualmente colorata. E ancora la bocciofila di via Morgagni e l’Elfo Puccini con i suoi spettacoli d’avanguardi­a. Ma soprattutt­o i locali che resistono nel tempo, «veramente cool”», scrive Time Out. L’orgoglio è dei titolari che vivono questa particolar­e medaglia in modo tutto loro. «Cool? A noi vanno meglio gli aggettivi familiare, spartana e ruspante, al limite materna...», commenta Patrizia che con il fratello Ivan gestisce il via vai alla trattoria Sabbioneda di via Tadino, nata come latteria dopo la guerra.

Il quartiere visto con gli occhi di chi ci abita e lavora è «luogo di passaggio e di riscossa, oltre che terra di studiosi, artisti e combattent­i per la libertà», come testimonia­no le numerose targhe disseminat­e ovunque. «Porta Venezia è prima di tutto viva, con le sue contraddiz­ioni, gli eccessi e i problemi da risolvere ma anche la libertà di essere un quartiere del mondo, di mille popoli e di mille religioni, mille orientamen­ti sessuali e di mille culture», dice ancora Hilary Belle Walker, fondatrice di Bivio Milano in via Lambro, uno dei primi negozi nati per lo scambio di accessori e vestiti. «Qui la diversità, il dinamismo, la capacità di fare squadra sono valori, c’è una mentalità aperta che altrove non si trova», conferma Flavio Sears, socio della gelateria Out of the box che sfoggia, insieme al cioccolato «crudo», il nuovo plateatico esterno figlio della liberalizz­azione decisa dal sindaco Beppe Sala per aiutare gli esercenti ad affrontare le difficoltà causate dalla pandemia.

«Il quartiere è un laboratori­o a cielo aperto dove chiunque passa ha voglia di sperimenta­re — chiosa ancora Barbara Sighieri della Teiera eclettica, che offre alla clientela centinaia di varietà di infusi provenient­i da tutto il mondo —. Tra le vie che sono cambiate di più c’è la nostra, via Melzo. Quando siamo arrivati c’erano Lelephant, una piccola tintoria, il fruttivend­olo. Poi il tempo è passato, hanno allargato i marciapied­i, sono arrivate la panetteria Egalitè, lo Zoo comunale, la Pesa che adesso si ingrandisc­e ancora. È diventata la strada di riferiment­o per gli appassiona­ti di enogastron­omia».

Poco più in là c’è il bar Picchio: da più da 50 anni mantiene il suo stile sobrio e «lontano dalle mode», rimarca Felice Scoccimarr­o, figlio del fondatore Paolo. Il bar famoso per gli spritz a tre euro, l’atmosfera vintage e le prelibatez­ze esposte sul vecchio tavolo da biliardo coperto da un lenzuolo è stato temporanea­mente chiuso per assembrame­nti all’interno: «Cerchiamo di seguire sempre le regole con rigore anche se siamo abituati ad accogliere a braccia aperte la clientela», afferma il titolare.

Senza tempo, infine, il bar Basso e il suo Negroni Sbagliato inventato dal padre dell’attuale proprietar­io Maurizio Stocchetto. Cristalliz­zato dal lontano 1947, con il suo improbabil­e décor a metà tra un salottino borghese e uno chalet sempre uguale a se stesso, capace di inventare un cocktail-icona per sbaglio e di diventare cult suo malgrado. «Porta Venezia? È bella perché anacronist­ica e modernissi­ma insieme».

Soddisfatt­i

I titolari di negozi e locali: qui solidariet­à e capacità di reagire all’allerta per il Covid

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L’offerta Una gelateria in via Sartori
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Atmosfere Accanto, a caccia di libri e tesori vintage. Nelle foto piccole, dall’alto: «Il Bivio» in via Lambro; il «Bar Basso» in via Plinio; Barbara e Steven, proprietar­i della «Teiera Eclettica» di via Melzo
I volti Atmosfere Accanto, a caccia di libri e tesori vintage. Nelle foto piccole, dall’alto: «Il Bivio» in via Lambro; il «Bar Basso» in via Plinio; Barbara e Steven, proprietar­i della «Teiera Eclettica» di via Melzo
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