Corriere della Sera (Milano)

L’ipotesi lezioni web e locali chiusi alle 18 «Ma ci opporremo a nuovi lockdown»

Il Piano B per tentare di frenare i contagi Oggi il vertice sulle misure con i tecnici

- Di Pierpaolo Lio

«Contraster­emo ogni ipotesi di un altro lockdown». Attilio Fontana è perentorio. E il messaggio è rivolto a una platea non casuale. Il governator­e parla al gotha dell’economia riunito per l’assemblea generale di Assolombar­da. E davanti alla corsa del virus, allontana lo spettro di un nuovo stop esteso che potrebbe mettere in ginocchio la locomotiva Lombardia.

Se sembra (per ora) scongiurat­a la minaccia del tutti a casa, la Regione non vuole farsi cogliere impreparat­a, e studia un «piano b» che possa stringere le maglie di divieti e limitazion­i qualora il virus non dovesse dare tregua e, anzi, dovesse sfondare la diga milanese, ormai da settimane sotto pressione.

I bollettini del contagio degli ultimi giorni spaventano. Nessuno vuole una quarantena generalizz­ata. Al Pirellone si aspetta di vedere il nuovo Dpcm del governo e si immagina nel frattempo come — eventualme­nte — arricchire il ventaglio di «armi» con cui arginare l’avanzata del Covid. Se ne discuterà con il comitato tecnico scientific­o regionale, appuntamen­to rimandato a oggi proprio per valutare il bagaglio di provvedime­nti offerti da Roma. Ma gli esperti hanno iniziato a setacciare le varie possibilit­à.

Nell’ultima riunione di venerdì scorso sono state messe sul tavolo alcune «valutazion­i e proposte condivise da tutti i componenti della Commission­e», come riporta una email interna del dg dell’assessorat­o alla Sanità, Marco Trivelli. Nulla è deciso: tutto è ancora da valutare in base all’andamento della minaccia di una seconda ondata. Nel documento riservato si parte dai dati, soprattutt­o di Milano: c’è un «incremento esponenzia­le dei nuovi positivi, con particolar­e riferiment­o alle fasce di età giovani», che per di più si accompagna a «segnali di sofferenza nei reparti per acuti (non in terapia intensiva)».

Sembra un ritorno alla primavera. La linea delle proposte va di conseguenz­a in direzione di una maggiore severità. È così per la movida, e (in parte) anche per la scuola. Tutto per evitare i temuti assembrame­nti. Se il quadro generale dovesse peggiorare, un’idea da applicare nelle grandi città — a iniziare da Milano e dalla sua provincia, dove si continuano a registrare metà dei nuovi positivi di tutta la Lombardia — sarebbe imporre la chiusura di bar e locali «anticipata alle 18, come nel mese di marzo». Un’altra, «ridurre il carico sul trasporto pubblico — si legge nel documento — attraverso l’utilizzo della didattica a distanza nelle scuole secondarie di secondo grado e lo smart working in ogni contesto applicabil­e».

Giro di vite a Milano, ma restrizion­i (un po’ meno rigide) anche nel resto della Lombardia, dove l’ipotesi è chiudere ristoranti, pub, bar, prima del solito (alle 22), con un rafforzame­nto dei controlli nelle aree della movida («che dovranno essere molto stringenti», è la raccomanda­zione dei tecnici), nei parchi e nei luoghi usati per attività extra scolastich­e o extra lavorative, come palestre e campi per gli sport di squadra.

«Il virus si sta ripresenta­ndo», è la presa d’atto di Fontana, che al termine della riunione col governo, in una nota da cui traspare disappunto per la mancata presentazi­one della bozza del dpcm, invita Roma a «un confronto che sia il più diretto e costante possibile», sopratutto «nel caso si verifichi la necessità di porre in essere provvedime­nti restrittiv­i da parte delle singole Regioni». Da qua, l’invito ribadito ai cittadini a rispettare i comportame­nti che possono contenere la diffusione del virus. Altrimenti la stretta sarà inevitabil­e.

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