L’ipotesi lezioni web e locali chiusi alle 18 «Ma ci opporremo a nuovi lockdown»
Il Piano B per tentare di frenare i contagi Oggi il vertice sulle misure con i tecnici
«Contrasteremo ogni ipotesi di un altro lockdown». Attilio Fontana è perentorio. E il messaggio è rivolto a una platea non casuale. Il governatore parla al gotha dell’economia riunito per l’assemblea generale di Assolombarda. E davanti alla corsa del virus, allontana lo spettro di un nuovo stop esteso che potrebbe mettere in ginocchio la locomotiva Lombardia.
Se sembra (per ora) scongiurata la minaccia del tutti a casa, la Regione non vuole farsi cogliere impreparata, e studia un «piano b» che possa stringere le maglie di divieti e limitazioni qualora il virus non dovesse dare tregua e, anzi, dovesse sfondare la diga milanese, ormai da settimane sotto pressione.
I bollettini del contagio degli ultimi giorni spaventano. Nessuno vuole una quarantena generalizzata. Al Pirellone si aspetta di vedere il nuovo Dpcm del governo e si immagina nel frattempo come — eventualmente — arricchire il ventaglio di «armi» con cui arginare l’avanzata del Covid. Se ne discuterà con il comitato tecnico scientifico regionale, appuntamento rimandato a oggi proprio per valutare il bagaglio di provvedimenti offerti da Roma. Ma gli esperti hanno iniziato a setacciare le varie possibilità.
Nell’ultima riunione di venerdì scorso sono state messe sul tavolo alcune «valutazioni e proposte condivise da tutti i componenti della Commissione», come riporta una email interna del dg dell’assessorato alla Sanità, Marco Trivelli. Nulla è deciso: tutto è ancora da valutare in base all’andamento della minaccia di una seconda ondata. Nel documento riservato si parte dai dati, soprattutto di Milano: c’è un «incremento esponenziale dei nuovi positivi, con particolare riferimento alle fasce di età giovani», che per di più si accompagna a «segnali di sofferenza nei reparti per acuti (non in terapia intensiva)».
Sembra un ritorno alla primavera. La linea delle proposte va di conseguenza in direzione di una maggiore severità. È così per la movida, e (in parte) anche per la scuola. Tutto per evitare i temuti assembramenti. Se il quadro generale dovesse peggiorare, un’idea da applicare nelle grandi città — a iniziare da Milano e dalla sua provincia, dove si continuano a registrare metà dei nuovi positivi di tutta la Lombardia — sarebbe imporre la chiusura di bar e locali «anticipata alle 18, come nel mese di marzo». Un’altra, «ridurre il carico sul trasporto pubblico — si legge nel documento — attraverso l’utilizzo della didattica a distanza nelle scuole secondarie di secondo grado e lo smart working in ogni contesto applicabile».
Giro di vite a Milano, ma restrizioni (un po’ meno rigide) anche nel resto della Lombardia, dove l’ipotesi è chiudere ristoranti, pub, bar, prima del solito (alle 22), con un rafforzamento dei controlli nelle aree della movida («che dovranno essere molto stringenti», è la raccomandazione dei tecnici), nei parchi e nei luoghi usati per attività extra scolastiche o extra lavorative, come palestre e campi per gli sport di squadra.
«Il virus si sta ripresentando», è la presa d’atto di Fontana, che al termine della riunione col governo, in una nota da cui traspare disappunto per la mancata presentazione della bozza del dpcm, invita Roma a «un confronto che sia il più diretto e costante possibile», sopratutto «nel caso si verifichi la necessità di porre in essere provvedimenti restrittivi da parte delle singole Regioni». Da qua, l’invito ribadito ai cittadini a rispettare i comportamenti che possono contenere la diffusione del virus. Altrimenti la stretta sarà inevitabile.