Corriere della Sera (Milano)

Mari, la fantina in sedia a rotelle batte i campioni

Pioniera delle corse, allenatric­e dopo un incidente: i miei campioni battono quelli blasonati

- di Elisabetta Andreis

Marinella Arienti all’Ippodromo allena «cavalli del popolo» capaci di battere campioni blasonati acquistati a peso d’oro. La sua è una sfida sportiva, ma anche al destino: pioniera delle corse, nel 2006 è stata vittima di un incidente nei box. «Non ho perso la passione e in pista metto un motore alla sedia a rotelle, così da seguire i miei cavalli».

Alle cinque del mattino suona la sveglia e come prima cosa Marinella Arienti, 55 anni, sorride. «Non vorrei sembrare come quei comici che fanno la faccia sempre contenta. È che a me lavorare piace proprio tanto». Lei è così: un tipo particolar­e, dall’allegria contagiosa. In gioventù pioniera fantina (prima di lei Tiziana Sozzi, Maria Sacco e poche altre), costretta nel 2006 sulla sedia a rotelle per un gravissimo incidente, pur di non allontanar­si dai purosangue si è reinventat­a allenatric­e «in un mondo ancora maschilist­a e difficile come quello del galoppo». Negli anni si è ripresa vita e scuderia e adesso mette a segno una gara dopo l’altra istruendo «cavalli proletari che riescono a battere i blasonati campioni acquistati a peso d’oro dai benestanti di San Siro».

Il weekend scorso ha piazzato due primi posti, un secondo e un terzo. La trainer sciorina i nomi degli animali vincitori con affetto: Cadeaux d’amour, Notturno ligure, Elegant man e Dress drive. «Mio padre Luigi era un allenatore affermato e mi ha trasmesso in modo naturale la passione per i cavalli — racconta Mari, come la chiamano gli amici —. Sono salita in sella che avevo un anno e non ho più smesso fino all’incidente». Al destino che quattordic­i anni fa le fece crollare addosso il portellone di un van dal quale stava scendendo un puledro dedica poche parole: «Una vertebra che si era spezzata mi ha danneggiat­o il midollo. Ma poteva andare peggio. Riesco ancora a guidare in totale autonomia l’auto e ogni mattina all’alba viaggio da Cassano Magnago a San Siro, questo è l’importante». Tuta da ginnastica e intraprend­enza disciplina­ta, in pista attacca uno speciale motorino alla sedia a rotelle e cosi riesce a seguire da terra i cavalli. «Loro galoppano, io quasi non sono da meno», scherza. I box di Marinella sono nell’ottavo cortile proprio accanto alla pista di allenament­o di Trenno, l’unica rimasta dopo che Snaitech, proprietar­ia degli ippodromi milanesi e del centro di allenament­o, aveva disfatto quella della Maura per creare la pista del trotto.

In quell’area nel mirino dei grandi gruppi immobiliar­i dove «rischia di cambiare tutto» (Hines ad esempio sta per avviare un cantiere da 350 milioni sull’ex ippodromo del trotto), lei rimane salda. Qualche mese fa c’è stata tensione sui nuovi contratti di affitto stilati dalla proprietà per i box. Inizialmen­te nessuno dei 38 allenatori residenti a Trenno voleva firmarli, ma adesso che le cose si stanno appianando Marinella confida un segreto: «Questo posto sembra un pianeta a parte. Luogo di affetti, oasi dove si trovano volpi, fagiani e pappagalli, oltre ai puledri. Un angolo storico della città, verde e animato come non ce ne sono altri. Io vorrei che non cambiasse mai».

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Marinella Arienti, 55 anni, fantina costretta alla sedia a rotelle dopo un grave incidente nel 2006, oggi vince da allenatric­e, come il padre Luigi, da cui ha ereditato la passione per i purosangue. «Ma il mondo del galoppo — assicura — è ancora maschilist­a»
(foto Passaro) All’ippodromo Marinella Arienti, 55 anni, fantina costretta alla sedia a rotelle dopo un grave incidente nel 2006, oggi vince da allenatric­e, come il padre Luigi, da cui ha ereditato la passione per i purosangue. «Ma il mondo del galoppo — assicura — è ancora maschilist­a»

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