«I milioni in borsa. A me 30 mila euro»
Le verità di Maltese, uno dei sei complici della banda d’oro: così ho fatto da palo
Firmata l’estradizione per Alessandro Maltese, uno dei sei accusati di aver svaligiato lo scorso dicembre la casa di Tamara Ecclestone, figlia dell’ex patron della Formula 1. A breve Maltese verrà trasferito nelle carceri inglesi. All’appello mancano ancora due latitanti, i probabili capi: la caccia della squadra Mobile sta accelerando. Maltese giura di non sapere dove sia finito l’ingente bottino (non meno dell’equivalente di 20 milioni di euro). «Io sono stato pagato 30mila euro in contanti perché facessi da palo mentre gli altri entravano nell’abitazione». La base e il cuore dell’organizzazione criminale «nata» nel campo rom di via Monte Bisbino.
La cosidetta «banda d’oro», autrice del furto più sensazionale degli ultimi anni (per vittima, geografia, ammontare) è un elenco ristretto di nomi progressivamente depennati e di verità nascoste insieme ai capi, ambedue latitanti e inseguiti dalla caccia grossa della squadra Mobile di Marco Calì.
Presi a Londra, il luogo del colpo, nella casa di Tamara Ecclestone, la figlia dell’ex boss della Formula 1, sia Maria Mester che il figlio Emil, 47 e 26 anni, romeni, la prima gravitante sul campo rom di via Monte Bisbino e il secondo residente in Inghilterra.
Presi, tra Milano e Varese, il 43enne Alessandro Donati e Alessandro Maltese, d’un anno maggiore e prossimo all’estradizione dopo la pronuncia definitiva dei giudici (dell’altro ieri il tampone, preludio alla partenza). Ancora mancano Daniel Vukovic, croato ugualmente legato a Monte Bisbino, 32enne ma abile a cambiare documenti, identità e «stato anagrafico», e Jugoslav Jovanovic, italiano 29enne (idem come sopra), erede di una famiglia specializzata in reati vari. I due, dice Calì, che nei giorni passati ha ricevuto la visita degli inglesi per una riunione tecnica, hanno un profilo criminale di peso e internazionale. Datato il furto il 13 dicembre, un venerdì, tra le 22.11 e le 23.11, nell’abitazione all’8 di Palace Green, in uno dei contesti più altolocati e (in teoria) vigilati d’Europa in considerazione della presenza di miliardari e pezzi della famiglia reale, le coordinate di Vukovic e Jovanovic, che pare anche implicato in un precedente triplice omicidio nell’ex Jugoslavia, sono due partenze da Londra il 18 dicembre, per Belgrado e Malpensa. Vukovic è arrivato in Serbia insieme a Maria Mester, poi stranamente tornata in Inghilterra dove l’hanno arrestata, mentre è probabile un passaggio di Jovanovic nel campo rom. Di sicuro per allestire una rete di protezione finalizzata alla latitanza; forse per discutere di come e dove far sparire contanti, gioielli e orologi, il cui valore secondo Tamara Ecclestone s’aggira sull’equivalente in euro di 50 milioni (le autorità britanniche hanno abbassato la cifra, comunque non inferiore ai 20 milioni). Di contro all’evidenza della figuraccia, in un periodo di ulteriori grandi colpi nei dintorni (l’allenatore Franck Lampard e il deceduto ex proprietario del Leicester, quadra di calcio, Vichal Srivaddhanaprabha), secondo l’accusa con la «banda dell’oro» nuovamente in azione, Scotland Yard ha marchiato le indagini di celerità e furore agonistico. La collocazione dei sei sulla scena del crimine avrebbe connotati rilevanti.
Come spiegato dall’avvocato Angelo Pariani, Donati era sì a Londra ma impegnato in una frequente attività: partecipare a fiere di orologi. In effetti Maltese, difeso dallo studio internazionale di Alexandro Maria Tirelli, che ha preso a cuore la piega tragica della vita dell’assistito, sostiene d’essere stato coinvolto da Donati il quale gli aveva proposto d’andare in Inghilterra per questioni legate appunto a orologi. In particolare, doveva incontrarsi con Jovanovic per «trattare uno o più Rolex». Senonché a Londra, Maltese sarebbe stato convinto da Jovanovic a offrire un aiuto in un furto. Con l’incarico di far da palo, Maltese ha incassato 30mila euro. Quel 13 dicembre, sostiene, era all’esterno della villa; ricorda d’aver visto il resto della banda uscire con un’unica gonfia borsa («Una grande borsa Louis Vuitton»), dopodiché tutti quanti si erano incamminati in direzione della stazione ferroviaria di St. Mary’s Cray dove si erano divisi in due gruppi.
Gli inglesi sostengono che le telecamere nel giardino abbiano filmato il passaggio di Jovanovic, Vukovic, Donati e Maltese. Tolto dunque quest’ultimo, volendo affidarsi alla sua versione, gli altri tre avrebbero compiuto l’incursione, entrando da una finestra sul retro al piano terra e aprendo solo una cassaforte (erano 4). Fra i temi in sospeso, il bottino. Maltese, nel ripetere la rilevanza della «gestione» di Jovanovic, afferma di non aver partecipato a spartizioni, ma è umano pensare, forse sbagliando, che chiunque è implicato possa «contemplare» la galera sapendo d’avere poi una pensione ultra milionaria assicurata. Nessuno esclude che altri complici abbiano preso il tesoro per farlo uscire dall’Inghilterra. E portarlo nel circuito dei campi rom dove una specialità è fondere l’oro depredato.
Testimonianza L’imputato Maltese: arrivato in Inghilterra per affari di orologi, ho aiutato stando fuori