Al Bazar della solidarietà
Da oggi a Villa Mirabello il mercatino benefico di Archè Mobili, quadri, libri, pizzi e argenti per sostenere i milanesi in difficoltà
Sarà un mercato ricco. Anzi ricchissimo. Sono diversi mesi che i volontari accumulano oggetti e mobili in attesa della rentrée. «È saltata la versione primaverile e a ruota le partecipazioni alle piccole manifestazioni di quartiere. Non potevamo più aspettare, si riparte», dichiara Elena D’Andrea, responsabile fundraising di Archè. E sia: dalle 16 di questo pomeriggio nella cornice di Villa Mirabello, la suggestiva villa-cascina del Quattrocento a ridosso del quartiere della Maggiolina — chiusa al pubblico, è l’occasione per visitarla: ha il lato strada ancora originario e qualche affresco — apre l’Archè Bazar (fino a domenica 18).
Da sei anni segue il dietro le quinte (e l’allestimento) del mercato una vulcanica otorinolaringoiatra, Elisabetta Bordiga. È lei il tramite fra la Fondazione Archè, creata da padre Giuseppe Bettoni nel 1991 per prendersi cura di bambini e famiglie vulnerabili, e i milanesi che donano oggetti. «La generosità di questa città è sorprendente: un paio di volte mi sono state date le chiavi di un appartamento da svuotare dove avevano lasciato arredi, tappeti e quadri», racconta, «e di continuo persone ci chiamano per le cose belle di famiglia: invece di venderle, le donano a noi».
Due sale: nella prima sono stati messi i mobili e la quadreria, nella seconda ci sono i tavoli dell’oggettistica. «I mobili sono tutti del Novecento: qualche pezzo di inizio secolo il modernariato degli anni Cinquanta che piace ai giovani. Sedie, tavoli, scrivanie, armadi», spiega Bordiga. Tanti argenti, anche importanti e d’epoca, la classica cristalleria e interi servizi di piatti (moderni e datati, per le grandi occasioni e per tutti i giorni). Un banco è dedicato ai libri d’arte, uno speciale alle occasioni. «Pochi euro a pezzo, ogni volta diciamo che è l’ultima, non c’è rapporto fra il lavoro e il guadagno, ma al pubblico piace, si diverte a cercare, e ci ricadiamo sempre».
Sicurezza. Annuisce la dottoressa e risponde pronta: «Al banco dei pizzi, dove ci sono i lini, i merletti, la biancheria ricamata e qualche tessuto d’arredo, ci sarà mia madre, classe 1928. Ha sempre partecipato, non vuole tirarsi indietro: arriva con una dotazioe ne di mascherine FP2 e di guanti», dice divertita. Poi aggiunge: «Gli ambienti del mercato sono grandi, abbiamo calcolato il numero delle presenze sulla base dei metri quadri, gli ingressi saranno contingentati e saremo ferrei sul distanziamento. E igienizzeremo a più riprese». Ricavato. Da Archè sono trasparenti. «Il Bazar porta nelle casse della Fondazione circa diecimila euro ogni volta», fa sapere D’Andrea. «Fondi interamente destinati a un progetto: questa volta servono a sostenere settanta famiglie milanesi, già in stato di disagio, che il Covid ha ridotto in emergenza totale».