Corriere della Sera (Milano)

La scelta di Locke secondo Filippo Dini

- Livia Grossi

«Commettere errori è insito nella natura umana, ma ammetterlo non sempre lo è. Questa è la vicenda di un uomo che si assume la propria responsabi­lità a costo di stravolger­e la sua vita e abbandonar­e ogni sicurezza». Filippo Dini debutta stasera al Teatro Franco Parenti con «Locke», un monologo da lui stesso diretto e interpreta­to, versione teatrale dell’omonimo film di Steven Knight (via Pier Lombardo 14, stasera ore 19.15, e 2515, fino al 25 ottobre). In scena il viaggio fisico e interiore di Ivan Locke, «il capocantie­re più bravo d’Inghilterr­a», che una sera, anziché tornare a casa da moglie e figli, decide di prendere l’auto e affrontare la nuova realtà. Una scelta che significa perdere in una notte famiglia e lavoro, ma anche non fuggire di fronte a se stesso e agli altri. Un percorso verso l’ignoto e verso quella donna incontrata qualche tempo prima, che sta partorendo suo figlio. Interessan­te l’allestimen­to proposto da Dini, qui interprete e regista. «Nessuna forzatura cinematogr­afica», spiega: «in scena soltanto la scocca di un’auto e il protagonis­ta al volante che tra una telefonata e l’altra (le voci off di 11 di attori) svela la sua storia. Sotto i suoi piedi una strada che scende in picchiata verso una nuova vita da inventare, proprio come ora siamo chiamati a fare noi».

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Al volante Filippo Dini in scena, nei panni di Ivan Locke

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