Corriere della Sera (Milano)

La mia Amazzonia

Una mostra alla Triennale testimonia la lotta della fotografa Claudia Andujar in difesa del popolo degli Yanomami

- Giovanna Calvenzi

Si dovrebbe parlare d’arte per le trecento opere di Claudia Andujar realizzate in Amazzonia in un arco di tempo di quasi cinque decenni che Triennale e Fondation Cartier presentano nella mostra «Claudia Andujar. La lotta Yanomami» «visitabile» on line da oggi (sulle pagine Facebook e i canali YouTube di Triennale Milano e di Fondation Cartier, ore 18.30) e aperta al pubblico dal 17 ottobre (v.le Alemagna 6). «Attraverso il suo lavoro artistico, l’esposizion­e ripercorre la storia di una lotta collettiva, che ha salvato il popolo degli Yanomami dall’estinzione provocata dall’avidità del sistema economico», spiega il curatore Thyago Nogueira. «Temo tuttavia che la storia si possa ripetere con la rapida diffusione del Covid-19 sul territorio yanomami e l’inazione del governo brasiliano. Se non si interviene, assisterem­o presto a un’altra catastrofe umanitaria». In questo evento che unisce la passione per l’arte di Claudia Andujar e le sue lotte per la sopravvive­nza di un popolo, la fotografia diventa uno strumento prezioso per capire. Claudia Andujar nasce Claudine Haas in Svizzera, nel 1931. Il ramo paterno della sua famiglia viene sterminato a Dachau e nei campi di concentram­ento nazisti. Nel 1946 lascia l’Europa, studia a New York e nel 1955 si trasferisc­e in Brasile, dove inizia a fotografar­e. Nel 1971, con il contributo della Guggenheim Foundation e l’aiuto del missionari­o italiano Carlo Zacquini, inizia il progetto dedicato alla lotta degli Yanomami che l’accompagne­rà tutta la vita, nel quale la ricerca artistica e le battaglie per impedire lo sterminio di un popolo e la distruzion­e di un territorio diventano inscindibi­li. Andujar entra in totale sintonia con la cultura yanomami, rinuncia a una documentaz­ione fotogiorna­listica in favore dell’utilizzo di tecniche sperimenta­li che nascono dalla conoscenza della loro cultura e di esperienze sciamanich­e. Utilizza pellicole a infrarossi, flash, applica vaselina sull’obiettivo, usa le distorsion­i, il mosso, più tardi realizzerà primi piani di volti e di corpi e struggenti ritratti. Alla fine degli anni 70 la costruzion­e di un’autostrada nella foresta amazzonica, voluta dal regime militare, stravolge una vasta area, provoca epidemie e la scomparsa di intere comunità. La fotografia e il suo partecipe attivismo a questo punto non sono più sufficient­i: con Carlo Zacquini e l’antropolog­o Bruce Albert, fonda la Commissão Pro-Yanomami e inizia una battaglia per il riconoscim­ento della loro territoria­lità che si conclude nel 1992 quando il governo brasiliano definisce la «Yanomami Area». «Un atto di coraggio politico», scriverà Claudia Andujar. E il risultato di tredici anni di lotte.

Con un lavoro di ricerca nedurato quattro anni, Thyago Nogueira ha realizzato una straordina­ria mostra che ripercorre la relazione tra Claudia Andujar e il popolo amazzonico: trecento opere più un’installazi­one visiva, documenti storici, disegni e video realizzati da artisti yanomami. Claudia Andujar scrive: «Posso affermare di sentirmi a mio agio nel mondo yanomami. Non mi sento più straniera. Questo mondo mi aiuta a capire me stessa e ad accettare l’altro mondo nel quale mi hanno allevata. I due mondi si uniscono in un grande abbraccio».

 ??  ?? Quotidiani­tà Due donne indigene lavano l’uccello galliforme Hocco maggiore, le cui piume saranno usate per le frecce
Quotidiani­tà Due donne indigene lavano l’uccello galliforme Hocco maggiore, le cui piume saranno usate per le frecce
 ??  ?? In fiamme Una «maloca» a Catrimani, Roraima, 1976
In fiamme Una «maloca» a Catrimani, Roraima, 1976
 ??  ?? In acqua Susi Korihana-thëri a Catrimani, Roraima, 1972-’74
In acqua Susi Korihana-thëri a Catrimani, Roraima, 1972-’74
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Claudia Andujar, 89 anni. Nata in Svizzera, è cittadina brasiliana dal ‘76
Decana Claudia Andujar, 89 anni. Nata in Svizzera, è cittadina brasiliana dal ‘76

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