Corriere della Sera (Milano)

Il focolaio Milano supera la Liguria E l’indice Rt risale ai livelli di marzo

Il report Ats: secondo giorno oltre i 500 casi

- Di Gianni Santucci gsantucci@corriere.it

Nell’ultimo report elaborato dagli epidemiolo­gi dell’Ats, l’indice R( t) è arrivato a 2,08. Quel numero indica la forza di espansione dell’epidemia, la capacità di propagazio­ne con la quale ha ripreso a diffonders­i a Milano. Primo elemento: se l’R( t) si stabilizza sopra il 2, vuol dire che ogni malato (indipenden­temente se abbia o no i sintomi) oggi contagia altre due persone. Una circolazio­ne del Covid-19 tornata prepotente.

Dentro quel grafico si possono leggere però segnali ancora più neri. Perché l’elaborazio­ne di quell’indice richiede qualche giorno, e dunque il livello di 2,08, elaborato e pubblicato ieri, si riferisce all’andamento dei contagi fino al 10 ottobre. Quel giorno i nuovi positivi su tutta la provincia di Milano erano 587. Per un po’ sono rimasti stabili (440, ad esempio, 13 ottobre), ma poi hanno iniziato a crescere a ritmo molto sostenuto, con i 1.032 di mercoledì e i 1.053 di ieri. Con certezza l’improvviso raddoppio dei casi degli ultimi due giorni è dovuto anche al fatto che sono stati fatti molti più tamponi. Ma è altrettant­o logico desumere che, con la recente impennata, l’R(t) ad oggi sia ancora più alto di quel valore «fermo» a sei giorni fa. Non è un caso che ieri pomeriggio, uscendo dall’incontro in prefettura con medici, virologi ed epidemiolo­gi, il sindaco Giuseppe Sala abbia citato proprio quell’indicatore come elemento di preoccupaz­ione. Perché il messaggio dei tecnici su questo punto è «inderogabi­le»: «L’R(t) va abbassato con azioni immediate, perché se l’epidemia ricomincia a “galoppare” senza incontrare ostacoli le conseguenz­e saranno drammatich­e».

Circa la metà dei nuovi casi in provincia vengono registrati in città. Per avere una proporzion­e: nel solo Comune di Milano ieri sono stati scoperti 515 positivi, più dell’intera Emilia Romagna (453) e della Liguria (432). E infatti la maggior parte delle zone di Milano ha superato la soglia dei 10 positivi per 1.000 abitanti, tanto che sulla mappa vengono indicate con un colore rosso bruno, lo stesso che fino a qualche settimana fa si trovava soltanto nelle aree più flagellate del Lodigiano nella primavera scorsa.

Rispetto alla prima esplosione dell’epidemia, lo scenario è decisament­e cambiato, in particolar­e perché il sistema sanitario (ieri oltre 32 mila tamponi in tutta la Lombardia) è in grado di «scoprire» molti più malati rispetto a quelli che a febbraio/marzo con certezza c’erano, in una proporzion­e abnorme, ma che la «lente» dei controlli non intercetta­va perché si facevano pochissimi esami. Se dunque non è un aspetto decisivo soffermars­i sul numero dei contagi, osservando l’intera fluttuazio­ne dell’R( t) dall’inizio della pandemia si scopre che il più recente valore calcolato, appena sopra il 2, è identico a quello del momento in cui a marzo è scattato il lockdown. Da quel punto in poi, esclusa la fase dopo Ferragosto con i contagi delle vacanze, l’indicatore ha «galleggiat­o» sempre sotto l’1, dunque con l’epidemia in remissione.

In questa fase di ripresa nessun indicatore può essere valutato da solo, ma va inquadrato all’interno del contesto e in rapporto con gli altri indici, in particolar­e quelli sanitari. Ieri i ricoveri in terapia intensiva in tutta la Lombardia non sono aumentati molto (da 64 a 72), un po’ di più i ricoveri senza bisogno di un’assistenza importante (726 pazienti Covid negli ospedali, più 81 rispetto al giorno prima). È stato però pesante il numero dei decessi: ieri 26 in tutta la Regione, mercoledì erano stati 17.

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