Il milanista De Vecchi: ci crediamo
«Una doppietta in nove minuti per lo scudetto della Stella»
C’è un derby inciso nella memoria di tutti i milanisti ultracinquantenni. Una stracittadina che (virtualmente) porta il nome di un milanese doc. Un derby pareggiato (2-2) in circostanze quasi surreali. A deciderlo quello che oggi è davvero il «guru» del settore giovanile rossonero — mentore dei vari Donnarumma, Calabria, Locatelli —: Walter De Vecchi (classe 1955). Ex mediano di corsa; umile e produttivo. La data cerchiata di rosso è, invece, quella del 18 marzo 1979. Il Milan è in testa, ma «beccheggia», inseguito da Perugia e Inter (a -3). La stracittadina sarebbe il viatico verso lo scudetto della Stella. Ma si mette male: i nerazzurri segnano con Oriali (50’) e Altobelli (79’). Sembra finita e invece: «dalle viscere» della mediana rossonera emerge questo 24enne smilzo. Tira due volte (punizione all’80’ e poi all’89’) e segna due volte a Bordon. Due botte micidiali di destro. Imparabili: 2-2
Due «tiri della disperazione»?
«Nemmeno per sogno. Due tiri cercati, voluti e trovati. Io avevo un bel tiro; lo dimostra il fatto che nella mia carriera ho segnato tantissimo da centrocampista: una cinquantina di reti. In campionato quell’anno ne feci cinque (e il Milan vinse lo Scudetto, ndr). Avevo un tiro potente e appena potevo, ci provavo».
È nella storia del derby. «Sì, anche perché quella partita era importante. Il Milan non stava bene, avevamo infortuni e una condizione non perfetta. Non perdendo quella gara, lasciammo staccata l’Inter e a superare il momento difficile. La prova è che ancora adesso, quasi 42 anni dopo, siamo qui a parlarne. Quella doppietta è rimasta scolpita nella mente di tutti. Inutile nasconderlo: il derby vale dieci volte una sfida normale. Se segni è per sempre».
Ma si rese conto di quello che aveva fatto?
«In quel momento pensi solo al campionato e al punto preso. È dopo che comincia la vera storia, quando rimani famoso per quello che sei riuscito a fare. Ma quello era un Milan veramente forte, con ancora un Gianni Rivera che a 36 anni faceva delle cose straordinarie e poi Liedholm come allenatore».
Anche lei è stato allenatore fra i Pro, fra le altre in B con Venezia e Cosenza. Poi? «Poi a un certo punto mi sono reso conto che avevo dato tutto come allenatore dei professionisti, anche perché ho avuto la sfortuna di avere a che fare con presidenti un po’ sui generis (uno di questi è Maurizio Zamparini, ndr). Ma ho capito anche che mi veniva facile parlare, farmi capire e seguire dai ragazzi. Così sono diventato allenatore delle giovanili del Milan e ho avuto la fortuna di poter formare tanti giocatori importanti». Alcuni potrebbero essere in campo in questo derby. A proposito: chi lo vince?
«Dovessi dirlo solo col cuore: il Milan. Di sicuro si affrontano due squadre differenti: il Milan punta su giovani di valore è ha dietro un progetto importante; l’Inter è costruita per vincere subito. E ha l’organico per riuscirci, superando anche la Juve».