Corriere della Sera (Milano)

SAN CALIMERO LA CROCETTA E IL PULCINO

- di Giuseppe Tesorio

San Calimero, la sua chiesa, la crocetta con la statua, e il pulcino. Partiamo dal piccolo della gallinella Cesira, che piagnucola­va all’ora di Carosello: «È un’ingiustizi­a però! Non sono nero, sono solo sporco!». Si chiamava Calimero e faceva la réclame di un detersivo, debuttò il 14 luglio 1963. Era nero e meneghino, lo crearono Nino e il fratello Toni Pagotto, in arte Pagot, che si era sposato proprio in San Calimero, nell’omonima via. Ecco perché il pulcino aveva il nome del quarto vescovo di Milano (sulla colonna della peste, in largo Crocetta appunto, tra i corsi di Porta Romana e Vigentina). Infine, la chiesa, edificata sui resti di un tempio romano dedicato ad Apollo. La basilica, «rivisitata» nel 1882, offre un gioiellino: la cripta del ’500, e un pozzo dalle acque, si dice, miracolose (dopo che il corpo del santo martirizza­to vi fu gettato come ultimo spregio). Fuori, scivola la città.

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