Atenei, pronti a fare lezione anche dopo cena
La Fipe: in fumo 3 milioni al giorno. Lascia la gelateria Toldo
«Lezioni anche di sera». Matteo Colleoni, coordinatore dei mobility manager accademici: «Le università sono pronte a fare la loro parte per alleggerire la pressione sui mezzi pubblici».
Il coprifuoco che impone a bar e ristoranti di fermare alle 18 il servizio da asporto e abbassare le saracinesche alle 24 «è un altro duro colpo al nostro comparto. Manda in fumo 1 milione e mezzo di euro di fatturato al giorno e quasi 50 al mese solo a Milano. Ci sono poi le perdite in termini di occupazione e mortalità delle imprese. La salute è priorità, non si discute, ma anche i pubblici esercizi sono il futuro». A protestare è la Fipe, associazione di categoria di Confcommercio, dopo l’ordinanza regionale appena emanata dalla Lombardia.
«La misura ancora più restrittiva di prima, anche se ammorbidita in serata, rende difficilissima la sopravvivenza di una quantità di locali», sostiene il segretario generale di Confcommercio Marco Barbieri. Ad inizio settembre un pubblico esercizio su tre dichiarava che avrebbe chiuso definitivamente la serranda entro fine anno: «Credo che la proporzione sia aumentata ancora, è il settore più massacrato», conferma. Per fare un esempio, ha appena tirato i remi in barca la storica gelateria Toldo di via Ponte Vetero, nel cuore di Brera. Non ha resistito tra caro canone d’affitto da pagare «senza sconti» e calo del fatturato del 35 per cento. «Su un milione di pendolari che veniva a Milano per lavoro e mangiava fuori, mancano all’appello 700 mila persone. Perché accanirsi? — chiede ancora Barbieri —. Le regole ci sono, bar e ristoranti fanno di tutto per seguirle all’interno. Davvero ne servono di ulteriori e più stringenti? Piuttosto chi di dovere dovrebbe farle rispettare fuori, sul suolo pubblico».
Barbieri cita infine un fatto a suo dire paradossale: «Arriverà in Consiglio comunale in questi giorni la discussione sulle norme del riscaldamento. In sintesi solo locali e negozi che hanno la cosiddetta “lama d’aria” a norma potranno tenere aperte le porte per attirare clienti all’interno. È questione ambientale rilevante, non bisogna sprecare energia inutilmente e siamo tutti d’accordo. Ma ne faccio un caso di opportunità. Sembra il momento per parlare di questa cosa? La lama d’aria costa duemila euro circa, una spesa in più per un settore che è così sotto pressione. Non ci sarà neanche più da discutere sulle porte aperte perché ci saranno le saracinesche definitivamente abbassate».