«Pronti a far lezione anche dopo cena per ridurre il traffico»
«Le università sono pronte a fare la loro parte per alleggerire la pressione sui mezzi pubblici, anche potenziando le lezioni in remoto». Il professor Matteo Colleoni, coordinatore nazionale dei mobility manager accademici, tende una mano alla politica sul tema degli spostamenti.
Quanti sono, a livello regionale, gli studenti che utilizzano i mezzi per raggiungere gli atenei?
«La percentuale è del 72%, che scende al 20% per la mobilità attiva, cioè sharing in tutte le sue accezioni, su Milano città; una percentuale che si riduce al 12% a Bergamo e Brescia dove bus e treni sono fondamentali nel percorso casa-ateneo».
Quale invece la situazione a Bicocca, dove lei insegna?
«La nostra università ha 35 mila iscritti; ad oggi in presenza ne abbiamo circa 3.500/4.000, nella maggior parte dei casi matricole, che vanno agevolate in ogni modo. Va tenuto comunque a mente che, nel caso delle materie scientifiche, il laboratorio richiede per forza di cose la presenza nelle aule».
Avete individuato delle possibili soluzioni per gravare meno sui mezzi pubblici?
«Tre i punti su cui dovrebbero agire Comune e Regione: parcheggi per le bici protetti, incentivi allo sharing per gli universitari e acquisto agevolato di biciclette e altri mezzi green elettrici».
Che scelta ha fatto per i suoi corsi?
«L’alternanza: insegno a 200 studenti che turnano fra remoto e presenza, in accordo con il rettore. Sono i responsabili di ateneo che fanno queste scelte, attenendosi ai
Dpcm dell’esecutivo e sentite le Regioni».
La Rete per le Università sostenibili propone orari serali per le lezioni. Cosa ne dice?
«Assolutamente sì, in questa fase non si può scartare nessuna opzione che riduca il ricorso alle lezioni on line. Secondo un sondaggio effettuato su un campione di 30 mila giovani e docenti ben il 64% sarebbe disposto a frequentare fino alle 22 e nei weekend. Sono d’accordo».
Come vivono gli studenti questi cambiamenti nella loro vita quotidiana?
«Rinunciano a fatica alla frequenza; d’altra parte vedo un grande senso di responsabilità per non essere un elemento critico nella mobilità che è un bene per tutti i cittadini. Ma parliamo di soluzioni temporanee, l’aula telematica è valida solo in emergenza». Quale messaggio mandano le università alla politica, chiamata a decidere?
«Dall’inizio del virus abbiamo dimostrato grande flessibilità. Se possibile, va tutelata in ogni modo quella percentuale, già molto ridotta, delle lezioni in presenza».
Un errore da evitare? «Considerare la didattica secondaria rispetto alle attività lavorative, se si vuole mantenere alto lo standard educativo in questo già difficile anno accademico».
I dati
In Lombardia il 70% degli studenti arriva in università con i mezzi Il 20% usa lo sharing
Priorità
Un errore da evitare è considerare la didattica secondaria rispetto alle attività lavorative. L’anno accademico è già iniziato con difficoltà