Sport, lo stop divide i club Petizione online
Lo stop della Regione: già raccolte online 17 mila firme
Da ieri in Lombardia la palla non rotola più. Almeno a livello dilettantistico e giovanile. L’ordinanza del presidente della Regione divide appassionati e addetti ai lavori.
Da ieri in Lombardia la palla (a spicchi, rotonda, ovale...) non rotola più. Almeno a livello dilettantistico e giovanile; sicuramente fino al prossimo 6 novembre. L’ordinanza del presidente della Regione Attilio Fontana divide. Spiega il medico Antonio Tallarita, direttore della Asst di Lodi e presidente del Basket Lecco che raccoglie più di 150 fra bambini del minibasket e ragazzi fino all’under 18: «È una decisione giusta e condivisibile. I numeri dei contagi stanno crescendo vertiginosamente e sebbene in molte realtà sportive giovanili il virus non ha ancora dilagato, la sensazione è che si possa andare incontro a un’ulteriore crescita. Io sono un uomo di sport ma anche un medico con responsabilità e dico che è giusto fermarsi subito. Lo spiegheremo alle famiglie dei nostri ragazzi: di fronte al pericolo ci si deve fermare».
Oltre seicento tesserati: dalla serie A, alla C, a tutte le under. È la realtà dell’Asd Rugby Milano. Da decenni sforna rugbisti ad alto livello, ma da ieri interrompe ogni attività: «La sensazione — spiega il consigliere, delegato anti-Covid, Gianluca Bitossi — è che gli stessi organismi sanitari deputati al controllo fossero prossimi al collasso. Settimana scorsa abbiamo avuto alcuni casi, ma siamo stati noi ad avvertire le famiglie dei ragazzi positivi e a dover raccomandare l’isolamento fiduciario. Senza averne titolo. E questo non va bene... È giusto sospendere. Lo avremmo fatto anche da soli. Sebbene l’ordinanza potrebbe non riguardare la nostra prima squadra (serie A) e la seconda (serie C nazionale), noi abbiamo deciso di fermare temporaneamente anche loro». Un’ottantina di persone coinvolte fra atlete, allenatori e dirigenti: ecco il Volley 2000 Lodi: «È giusto così — dice il presidente Sergio Carrer —. Io sono di Desio, ma qui nel lodigiano la gente ha paura: la pandemia ha già colpito duro. Sebbene ci fossimo attivati da tempo nella prevenzione e con risultati ottimi, senza registrare alcun caso, sono d’accordo con il fermare l’attività».
Di parere diverso Massimiliano Borsani, presidente della prestigiosa Aldini di Milano, società fra le più importanti a livello giovanile nel calcio nazionale: «È un’ordinanza esagerata. Noi abbiamo 350 tesserati fra bambini e ragazzi ed abbiamo riaperto nel maggio scorso. Un solo caso registrato in cinque mesi e tanto lavoro. Controlliamo i ragazzi giornalmente, sanifichiamo i nostri ambienti e finanche i palloni due volte al giorno. No, è un provvedimento che non ci sta, è esagerato e prematuro. Cercheremo anzi di organizzarci per protestare ufficialmente.
E non cito i messaggi che sto ricevendo da ragazzi e genitori». Sulla stessa lunghezza d’onda anche un’altra «fucina di campioncini» di calcio, la Polisportiva Segrate: 21 squadre giovanili e circa 415 tesserati. «Rischiamo di chiudere — argomenta il ds Pasquale Saladino —: se andrà avanti così dovremo restituire alle famiglie i soldi già versati per le attività previste. Sarà un disastro. Malgrado tutti gli sforzi che abbiamo fatto per creare un ambiente sicuro. È un provvedimento esagerato».
Intanto ieri pomeriggio è partita una petizione sulla piattaforma change.org per «modificare l’ordinanza 620 della Regione Lombardia: stop all’irragionevolezza». L’iniziativa di protesta online, alle 20 di ieri sera, aveva già raccolto oltre 17.100 firme. L’obbiettivo è raggiungere quota 25 mila.
Il dirigente
«Lo spiegheremo alle famiglie dei nostri ragazzi: davanti al pericolo meglio chiudere»