Un tango con Anna Tifu
La violinista chiude lo Stradivari Festival
Ieri, nella sua Cagliari, suonava il concerto di Shostakovich; a fine maggio, «dopo che nel lockdown avevo un po’ abbandonato il violino, mi hanno chiamato dalla Germania e ho dovuto preparare quello di Beethoven in pochissimi giorni». Invece oggi allo Stradivari Festival Anna Tifu si presenta col suo Tango Quartet, scelta spiazzante per chi conosce questa talentuosa violinista che eccelle nel grande repertorio classico. «Invece è stato amore a prima vista; Fabio Furia, un amico bandoneista, mi ha invitato a suonare assieme un po’ di Piazzolla e mi ci sono ritrovata con naturalezza. D’altronde ho sempre amato ballare: da piccola studiavo danza classica e sognavo di diventare ballerina più che violinista. Niente discoteca però: da giovane ho avuto due morosi che ci volevano andare ogni venerdì e sabato, mi è venuta la nausea».
A ispirarla nel tango è stato anche il suo maestro, Accardo: «Suonava tanto Piazzolla. Ho studiato con lui dagli 8 ai 18 anni: fino ai 14 andavo a Roma prendendo la nave, poi l’ho seguito a Cremona: mi accompagnava papà ogni mese». Un tirocinio utile per chi, facendo la concertista, è condannato al nomadismo internazionale. «Da questo punto di vista il lockdown è stato positivo, mentre da quello economico… L’assicurazione del mio Stradivari mi costa 24mila euro l’anno, però ne vale la pena». È uno strepitoso esemplare del 1716, noto come «Maréchal Berthier» perché Napoleone lo regalò a maresciallo e principe Alexandre Berthier. «Me l’ha prestato la fondazione Pro Canale.
Già prima mi aveva messo a disposizione un Bergonzi; nel 2014 iniziava ad avere problemi alla corda del sol, lo segnalai a Francesca Peterlongo (guida della fondazione, ndr) perché dovevo suonare Sibelius a Verona. Mi invitò a casa sua e mi mostrò una custodia, dicendomi di provare un altro violino ma di non guardare l’autore. Bastarono poche note e rimasi travolta da quel suono, chiesi se fosse uno Stradivari e lei annuì». Ma veniamo al tango. «Con Furia abbiamo deciso di sviluppare l’intesa creando un quartetto con due altri amici di Cagliari, il pianista Romeo Scaccia e il contrabbassista Giovanni Chiaramonte. Abbiamo provato anche con dei ballerini, ma mi distraevo troppo a guardarli, così come mi era successo a Cremona quando avevo suonato con Carla Fracci». Proprio per Cremona ha inserito la «Carmen Fantasy» di Sarasate: «Qui è la patria del violino e di questo violino, ci voleva un brano che esaltasse la tecnica e la voce di questo strumento».