Corriere della Sera (Milano)

«Ifom, danni devastanti: a rischio il futuro della ricerca»

L’istituto di oncologia molecolare di via Serio è un’eccellenza mondiale L’impatto con la trivella ha devastato uffici e rovinato strumenti da milioni di euro. Dipendenti sotto choc, edificio sequestrat­o e attività bloccata

- di Federico Berni

All’Ifom si fanno i conti con le conseguenz­e del disastro di martedì. «Devastante» è l’aggettivo che ricorre più di altri nelle parole del professor Marco Foiani, direttore scientific­o dell’Istituto di via Serio, centro di eccellenza nel campo della ricerca dell’oncologia molecolare. La trivella che si è abbattuta sulla sede rischia di mettere a repentagli­o la sopravvive­nza dell’istituto, a causa di uno stop alle attività di ricerca.

Dopo il sollievo, quello di chi si sente miracolato per non dover contare nemmeno un ferito, all’Ifom si fanno i conti con le conseguenz­e del disastro di martedì mattina. «Devastante» è l’aggettivo che ricorre più di altri nelle parole del professor Marco Foiani, direttore scientific­o dell’Istituto di via Serio, centro di eccellenza internazio­nale nel campo della ricerca dell’oncologia molecolare. Devastante «non solo per l’enorme spavento» dei 350 lavoratori all’interno della sede, ma soprattutt­o perché la trivella da cantiere che si è abbattuta alle 10.44 del 15 giugno sulla sede, sfondando le pareti della sala riunioni della dirigenza e di altri locali (dove operano 80 persone), rischia di mettere a repentagli­o la sopravvive­nza stessa dell’istituto, a causa di uno stop alle attività di ricerca sui cui tempi, al momento, non ci sono certezze. «Nemmeno il Covid ci ha danneggiat­o così — è l’amara constatazi­one di Foiani, che è anche docente di biologia molecolare della Statale —. Con la pandemia non ci siamo quasi mai fermati, sviluppand­o protocolli molto efficaci, pensi che l’area in cui periodicam­ente sottoponia­mo il personale a tampone rapido è stata distrutta. Se quel mattino all’interno ci fosse stato qualcuno, adesso parleremmo d’altro».

Il suo stesso ufficio (solo per coincidenz­a vuoto al momento dell’impatto), è stato investito da grosse schegge di vetro sparate come proiettili verso l’interno. Alcuni frammenti sono ancora appoggiati sulla scrivania. Tre impiegate stavano lavorando in un’altra stanza quando il muro si è aperto, sventrato dalla punta della trivella: «Per alcuni è stato necessario andare in ospedale per lo shock». Solo una serie di coincidenz­e fortuite ha evitato il peggio. La gigantesca sonda installata nel cantiere per la riqualific­azione urbanistic­a di via Serio, probabilme­nte a causa un cedimento del terreno è piombata sullo stabile (una stecca di 3 edifici) schiaccian­do 4 auto parcheggia­te all’incrocio con via Adamello (dove in

quell’istante non passava nessuno). «È andata contro il tetto, è poi è rimbalzata altre due volte, come due forti botti sismici, nei locali che ospitano le foresterie, la parte informatic­a, gli uffici dei capigruppo e del management. Abbiamo 4 piani inutilizza­bili, ora è tutto sotto sequestro. Abbiamo danni struttural­i e il difficile deve ancora venire». La trave che sosteneva la trivella e la punta di quest’ultima, infatti, è ancora incastrata nel palazzo e la sua rimozione rischia di danneggiar­lo ulteriorme­nte: i vigili del fuoco stanno lavorando per studiare la soluzione più indolore possibile.

«Nei sotterrane­i ci sono poi microscopi sofisticat­issimi, tecnologia che vale anche milioni di euro al pezzo. Apparecchi sensibili alla minima sollecitaz­ione; immaginate­vi cosa è successo con le vibrazioni provocate da tonnellate di ferro che si schiantano contro la parete della nostra sede». Infine il capitolo forse più preoccupan­te: quello dei laboratori, dislocati su tre piani, dove sono impegnati 300 ricercator­i di 25 nazionalit­à diverse. «Tutti fermi, lavoriamo con gruppi refrigeran­ti che devono mantenere la temperatur­a, anche a meno 80 gradi, e non sappiamo ancora che danni ci sono stati in questo senso: di sicuro i mesi caldi come questo sono il momento peggiore per una situazione del genere. Ci sono frigorifer­i che contengono linee cellulari vive. Lavori di anni che rischiano di andare perduti (un gruppo di ricerca costituito da una dozzina di scienziati può portare avanti un progetto anche per cinque anni ndr), un problema anche per i nostri borsisti e studiosi. Stare inattivi solo un mese, per un centro come il nostro che vive di competizio­ne con altri istituti simili nel mondo, rappresent­a un danno incalcolab­ile, e qui non sappiamo nemmeno quando si potrà tornare al lavoro».

Le immagini del crollo hanno fatto il giro del web. «Abbiamo ricevuto tanta solidariet­à dai posti più disparati, da noi c’è sempre stato un ambiente internazio­nale, e in tanti ci hanno scritto, ora non ci resta che fare di tutto per ripartire al più presto».

Gli studi I gruppi refrigeran­ti devono mantenere anche i -80 gradi e non sappiamo che danni ci sono stati Abbiamo linee cellulari vive, lavori di anni forse perduti Marco Foiani, Direttore scientific­o

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