Corriere della Sera (Milano)

LA DIFESA DEI MEDICI DI FAMIGLIA E IL FUTURO DA COSTRUIRE INSIEME

- Diego Temporin gschiavi@rcs.it

Caro Schiavi, sono un vecchio medico di famiglia. Ho assistito, attonito e silente, alle numerose lamentele manifestat­e in questi ultimi mesi nei confronti della categoria. Ma non mi riconosco affatto nel ritratto fatto dal suo lettore (Corriere del 15 giugno). E, come me, non vi si riconoscon­o tutti i colleghi che conosco. Abbiamo avuto un numero spaventoso di vittime da Covid-19: evidenteme­nte eravamo sul luogo di lavoro, altrimenti non ci saremmo ammalati (come accaduto al sottoscrit­to) né deceduti (come accaduto a molti colleghi). Le visite domiciliar­i sono la quotidiani­tà e non mi risulta di colleghi che non ne espletino. Forse è più complicato nella grande città ma, credo, anche per problemi logistici.

Il ricorso al Pronto soccorso, nella grande maggioranz­a dei casi, viene deciso dal paziente, senza nemmeno interpella­re il medico curante. Per accelerare i tempi; per non pagare i ticket; per mal interpreta­ta urgenza (l’80 per cento e più degli accessi in Pronto soccorso si rivelano codici bianchi: quindi nessuna reale urgenza o necessità). Potrà esserci anche qualche responsabi­lità dell’utente, oppure è più comodo attribuire sempre al medico la responsabi­lità delle situazioni che non funzionano come dovrebbero? Giusto o sbagliato che fosse, trent’anni fa i nostri colleghi gestivano ciascuno cinque mila pazienti e la soddisfazi­one generale nei confronti della categoria era alle stelle. Oggi gli attacchi sono quotidiani.

Che si debba porre mano alla sanità territoria­le è ormai una necessità ineludibil­e ma vediamo di non buttare anche il bambino assieme all’acqua sporca... Qui in Lombardia, se siamo a questo punto, la colpa può essere di tutti tranne che dei medici di famiglia. Da novembre ci hanno chiesto se fossimo disponibil­i per la campagna vaccinale; io e molti colleghi abbiamo dato disponibil­ità per effettuare le iniezioni presso i nostri ambulatori (come facciamo da anni per la vaccinazio­ne antinfluen­zale): non siamo mai stati considerat­i.

C

aro Temporin, non dobbiamo rimpianger­e il tempo passato (con le mutue c’era anche tanto malcostume) ma migliorare il presente e preparare il futuro: sui medici di base si scaricano molte delle inadempien­ze del sistema e il Covid ha evidenziat­o le carenze sul territorio. Ma la sanità resta uno dei punti di forza per rilanciare Milano e la Lombardia (con e non contro i medici di famiglia).

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