La libertà possibile secondo Baharier
Nessuno, oggi, si definirebbe schiavo. Possiamo, però, considerarci davvero liberi? Al di là del Covid, sono i nostri pensieri, le nostre convinzioni, le nostre azioni, assolutamente privi di catene? Haim Baharier, tra i principali studiosi di ermeneutica biblica e di pensiero ebraico, torna oggi al Teatro Franco Parenti con la lectio «5 verbi per (re)suscitare la libertà. Il cappello scemo per confermarla» (ore 18.30, via Pier Lombardo 14, biglietto 10 euro), ispirata dal suo ultimo libro «Il cappello scemo» (Garzanti). «Viviamo tempi bui, e non mi riferisco solo all’emergenza sanitaria, ma al dilagare di fanatismi e nazionalismi, alla dittatura della rete, alle accuse che si levano feroci per le voci fuori dal coro — dice Baharier — . Credo sia arrivato il momento di considerare quanto poco l’uomo sia libero, quanto scambi il suo poter fare per libertà». Cinque verbi accompagnano, secondo la tradizione ebraica, l’uscita dalla schiavitù: vi farò uscire, vi soccorrerò, vi riscatterò, vi prenderò, vi condurrò. «Verbi di presa di coscienza diventati più che mai attuali, di cui parlerò. Consentono a un individuo o a una collettività di emergere dalla prostrazione, ma va tenuto bene a mente che non può esserci alcun cambiamento senza elaborazione. Si parte da lì: dal nostro essere schiavi».