Corriere della Sera (Milano)

Mille assunzioni tra i rider «Milano un laboratori­o»

Contini (Just Eat): regolament­are è un investimen­to sul futuro

- di Fabrizio Guglielmin­i

Un contratto di lavoro «per la prima volta legato al settore logistica e trasporti», con «incentivi, ferie, malattia, assicurazi­one Inps e Inail» e l’elemento più innovativo: «Il pagamento su base oraria e non a consegna». Parla il country manager di Just Eat in Italia, Daniele Contini. Oltre al salario orario di partenza di 8,50 euro, ci sono «un premio di risultato, l’accantonam­ento del Tfr, le maggiorazi­oni per il lavoro supplement­are, straordina­rio, festivo e notturno».

Mille rider assunti e un centro di supporto per i lavoratori che verrà aperto dopo l’estate a fronte di 2.200 ristoranti milanesi affiliati al servizio di food delivery Just Eat. A guidare le nuove strategie in Italia è il country manager Daniele Contini.

Con i rider dipendenti si conclude il percorso messo a punto negli scorsi mesi con le parti sindacali.

«Il nuovo contratto di lavoro subordinat­o è innovativo per l’introduzio­ne del compenso orario a 8,50 all’ora e per gli istituti di welfare. Per noi è un passo importante: i mille assunti sono il 25% dei nostri rider a livello italiano».

Come avete perfeziona­to la tipologia di contratto?

«Il modello definito scoober (che prende il nome dell’app utilizzata dai fattorini) è già attivo in altri 12 mercati europei in cui operiamo, e per la prima volta è legato al settore logistica e trasporto come stabilito durante la trattativa: comprende incentivi, ferie, malattia e maternità/paternità. L’innovazion­e principale per il food delivery è senza dubbio il pagamento su base oraria e non a singola consegna».

A Milano avete previsto diversi regimi orari di lavoro anche part time.

«Non c’è dubbio che Milano sia un mercato “laboratori­o” per testare la bontà del modello di lavoro subordinat­o: sono previsti, oltre ai turni a tempo pieno, quelli part time da 10, 20 o 30 ore, pianificat­i mediante un’app dove il rider dà la sua disponibil­ità per la settimana successiva e Just Eat procede alla pianificaz­ione del lavoro»

Che bonus avete previsto? «A un salario orario di partenza di 8,50 euro si aggiunge il premio di risultato di 25 centesimi a consegna e l’accantonam­ento del Tfr, oltre alle maggiorazi­oni per il lavoro straordina­rio, festivo o notturno. È prevista un’indennità per chi usa il mezzo proprio». L’apertura di un hub in centro per il supporto dei rider è un’altra novità.

«Si tratterà di un centro logistico (all’estero sono già attivi in molte città) dove ritirare le nostre bici o scooter elettrici e lasciare in deposito gli zaini e gli indumenti. Sarà anche il luogo dove il lavoratore potrà confrontar­si con il suo responsabi­le per qualsiasi problemati­ca sul lavoro».

Il contratto prevede anche moduli di formazione.

«Sono dodici ore di formazione che ogni rider dovrà seguire dal momento dell’assunzione: saranno dedicate soprattutt­o al tema della sicurezza, e vista la natura del nostro business, prevalente­mente quella stradale. Ma non solo: abbiamo introdotto visite mediche periodiche di idoneità al lavoro.

Avete previsto anche un’assicurazi­one supplement­are per i lavoratori?

I salari Sono su base oraria e non più a singola consegna E includono ferie, malattia e diritti

«In aggiunta alle coperture assicurati­ve fornite da Inps e Inail, a tutti i dipendenti sarà fornita un’assicurazi­one che li tuteli nel caso di incidenti durante l’orario di lavoro». Come cambia il vostro organigram­ma con l’assunzione dei rider?

«Sono circa cento le figure profession­ali che abbiamo introdotto negli ultimi anni per seguire un’attività che continua a cambiare seguendo le esigenze della clientela».

Per il food delivery si tratta di uno scenario innovativo.

«La regolament­azione del personale è un investimen­to sul futuro e in questa scelta, onerosa ma anche etica, ci conforta la ricezione positiva dell’opinione pubblica».

Qual è la vostra clientela di riferiment­o?

«Il pubblico fra i 25 e i 44 anni rappresent­a il 54 per cento degli ordini che riceviamo e che vedono crescere i cibi etnici in maniera esponenzia­le. Anche in questo senso Milano traccia le tendenze che poi verranno seguite in tutta Italia».

Le ragioni La svolta è stata onerosa ma anche etica: ci conforta la reazione positiva del pubblico

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