Vaccini, la coda degli invisibili E a sorpresa arrivano i cinesi
L’hub di Areu per senzatetto e stranieri con fragilità
La fila da via Farini a via Maroncelli. Le facce in coda hanno i colori del mondo. Dal Sudamerica all’Africa. E la Cina, tanta Cina. La pandemia ha allargato la forbice tra chi ha tanto (tutto) e gli altri. E anche vaccinarsi diventa quasi un privilegio. Viaggio nell’hub per gli «invisibili».
La fila è quella di tutti i giorni. Solo più lunga. Molto più lunga. Da via Maroncelli su fino a via Farini. Le facce hanno i colori del mondo. Dal Sudamerica all’Africa. E la Cina, tanta Cina. La sofferenza qui ha il vestito della dignità. La pandemia ha allargato la forbice tra chi ha tanto (tutto) e gli altri, quelli che il domani è sempre una domanda. E allora anche il diritto di vaccinarsi diventa quasi un privilegio se non hai porte dove bussare. Questo è uno dei vax day pensati per i quasi tremila «invisibili» che vivono a Milano. I senza dimora e chi è ostaggio di fragilità. Ieri erano quasi 250, cento in più di quanti erano attesi. L’hub collocato nel centro Sant’Antonio dei frati minori. Scelto dopo un attento sopralluogo dell’Areu, l’Agenzia regionale emergenza urgenza. Tanti cinesi, si diceva. Spiazzando un po’ gli stereotipi che vogliono la comunità asiatica percepita come chiusa. Fra Carlo Cavallari è il motore del centro di ascolto di via Maroncelli. Ha offerto la «casa» e un supporto di volontari. «Un grande lavoro di squadra» sottolinea Thea Scognamiglio, dirigente medico dell’Areu. Una sinergia tra istituzioni e associazioni che sta dando risposte immediate a un’emergenza che non poteva dimenticare gli ultimi. Si sono mosse anche Protezione civile e Aeronautica militare fornendo logistica e personale medico. Tanta professionalità e tanto cuore.
Il termometro ieri segnava più di trenta gradi. E c’era da aspettare. Ma nessuno si è lamentato. Ognuno ha dato quello che aveva. E potevano essere le bottigliette d’acqua o i panini. Con un’attenzione per gli over 60 e per chi soffriva di problemi fisici. «La presenza numerosa di cinesi ha delle spiegazioni — dice fra Carlo — intanto in questa zona siamo contigui con il loro quartiere. E i contatti sono nati e cresciuti grazie al centro di ascolto. Abbiamo intercettato le persone che vivono allo scalo Farini. Una realtà complicata. Spesso misconosciuta agli stessi connazionali. Nei giorni scorsi siamo andati a volantinare per invitarli al vax day. E abbiamo tenuti i contatti con le associazioni della comunità cinese che gravitano nella nostra zona, per esempio in via Bramante».
L’ostacolo maggiore nella gestione della giornata è stata la barriera linguistica. «Le istituzioni ci hanno fornito i traduttori. Per interagire con i medici e compilare il questionario» spiega Scognamiglio. Ma non è mancato l’apporto, importante, di chi si è prodigato per fare da collante tra cinesi e personale medico. Ye ha una gentilezza innata che sconfina quasi in timidezza. Prima della pandemia offriva la sua arte di disegnare ritratti spingendosi anche sul lago di Como. In Cina era maestro di scuola. Parla italiano e sa risolvere problemi. Senza fartelo pesare. I suoi connazionali sanno che possono contare su di lui.
La fila, intanto, defluisce lentamente ma senza soste. Ci sono gli ospiti storici del centro Sant’Antonio. Quelli che fra Carlo conosce per nome. Uno a uno. E conosce le loro storie, i sogni e le tribolazioni. È il loro gancio con un mondo al quale non è facile restare aggrappati. Via Maroncelli è l’immagine della Milano delle contraddizioni. La strada del design e dell’innovazione. Una riqualificazione che qui ha avuto successo. La via trendy che tutti i giorni guarda anche chi è lontano dal glamour. Ma la contaminazione funziona. I residenti non cambiano marciapiede quando incrociano facce che sanno di speranza. Vaccinarsi ci fa sentire tutti più uguali, la pandemia ci ha insegnato che dobbiamo fidarci dell’altro anche se non ci conosciamo. I senza dimora questa lezione la conoscono da sempre. Sono loro quelli più avanti, persino quando qualcuno, pochi, li guardano con commiserazione. Il sole continua a battere su questo spicchio di Milano. Nel frattempo hanno aperto la mensa. Che è ancora all’aperto. E un’altra fila si forma. Per i sacchetti con il cibo. Perché la vaccinazione limita ma solo di poco le attività del centro di ascolto. Chi ha finito esce con il sorriso di sentirsi più sicuro. E il 15 luglio è la data fissata per chi dovrà tornare per il richiamo. La piccola Chinatown si apre ai bisogni anche di chi non viene dal Paese asiatico. Stare in coda aiuta a fraternizzare. C’è chi procura l’acqua o rinuncia al panino. La generosità è il vero denaro dentro il portafoglio della gente solidale.