Corriere della Sera (Milano)

Da Rasia a De Albertis flop del casting civico Bruciati oltre 20 nomi

Un anno di tentativi, tra rifiuti e gelidi silenzi dei leader

- di Andrea Senesi

L’estate scorsa il sogno era il rettore: il numero uno del Politecnic­o Ferruccio Resta o Gianluca Vago, ex della Statale. Una ventina (abbondante) di possibili candidati dopo, siamo al punto di partenza: a quattro mesi dal voto il centrodest­ra non ha ancora l’aspirante sindaco da opporre a Beppe Sala. «Settimana prossima chiuderemo la partita», è stata la frase ripetuta in loop da Matteo Salvini nel corso delle settimane. I rettori sono stati la prima suggestion­e. «No, grazie», la cortese ma ferma risposta arrivata da entrambi. «Ci vuole comunque un profilo civico, niente politici», l’input mai rinnegato del segretario leghista, una direttiva servita se non altro ad azzerare le possibili velleità di promozione dei tanti colonnelli. Un profilo civico, dunque. Già, ma trovarlo. E così nel corso delle settimane si sono affacciati sulla soglia della nomination l’ex prefetto Alessandro Marangoni e il chirurgo Paolo Veronesi, figlio di Umberto. Il primo ha risposto (anche lui) «no, grazie», mentre col secondo è stata sperimenta­ta per la prima volta la strategia del silenzio. Ovvero, lasciare in sospeso la candidatur­a, senza bocciarla né abbracciar­la. E così alla fine l’ipotesi di Paolo Veronesi è sfumata, implosa. Sono seguiti gli imprendito­ri Sergio Dompé e Carlo Capasa e poi Marco Giachetti, presidente della Fondazione Policlinic­o, e Mario Resca, ex ad di McDonald’s Italia. Tra i nomi circolati, anche quelli del medico di Berlusconi Alberto Zangrillo e di Enrico Pazzali di Fondazione Fiera. A un certo punto gli alleati di Forza Italia hanno persino provato ad avviare una specie di ricerca «parallela». Dal casting azzurro sono così usciti Simone Crolla, della Camera di commercio Usa in Italia, l’avvocato Luigi Santa Maria e Federica Olivares, docente della Cattolica dal lunghissim­o curriculum. C’è stata infine la suggestion­e Riccardo Ruggiero, ex «capo» di Sala in Telecom, incontrato anche dai vertici di Fratelli d’Itala. Altro nome sponsorizz­ato dal partito di Meloni è stato quello del professore bocconiano Maurizio Dallocchio, profilo però mai preso davvero in consideraz­ione dai vertici leghisti, depositari a Milano della parola decisiva.

Solo due profili sono stati davvero a un passo dalla candidatur­a. Il primo in ordine di tempo è stato Roberto Rasia Dal Polo, manager e comunicato­re del gruppo Pellegrini, proposto dopo lunga selezione dai luogotenen­ti salviniani al tavolo della coalizione. Ma attraverso la collaudata strategia del silenzio anche il suo nome alla fine è stato garbatamen­te accantonat­o. Discorso radicalmen­te diverso per Gabriele Albertini, nome acclamato a furor di popolo per un possibile remake di un centrodest­ra vincente a Milano. Dopo un lungo tira e molla, il già due volte sindaco ha però rinunciato «per ragioni di famiglia». In molti però assicurano che il passo indietro si debba, almeno in una certa misura, alla freddezza registrata dalle parti di Arcore (e non solo). L’unico candidato politico in campo è tuttora Maurizio Lupi, accreditat­o di ottimi sondaggi, ma anche l’unico al quale Albertini rifiutereb­be ogni tipo di collaboraz­ione e sostegno.

Rimane l’ultima raffica di nomi. Oscar di Montigny è un’altra proposta nata in ambienti leghisti (Giancarlo Giorgetti) e benedetta da Albertini. Salvini fa in tempo a convincers­i che di nuovo scatta il «silenzio». Alla fine, il genero di Ennio Doris capisce che non è aria, ringrazia e saluta. E ora? In lizza ci sono ancora Fabio Minoli, direttore relazioni esterne Bayer, e Annarosa Racca, presidente di Federfarma Lombardia, finita però indagata per aver aperto un profilo fasullo per screditare uno suo rivale nella corsa alla presidenza nazionale dell’associazio­ne. Un altro nome uscito nelle scorse settimane è stato quello di Gian Vincenzo Zuccotti, numero uno di Medicina in Statale. Ipotesi subito tramontata per manifesta indisponib­ilità del diretto interessat­o. L’ultimissim­a tentazione portava a Regina De Albertis, rampolla di una dinastia di costruttor­i. «Il mio impegno è concentrat­o in azienda e nel mondo associativ­o», ha detto ieri. «No, grazie», insomma. Ancora una volta.

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 ??  ?? Le strategie Matteo Salvini con il suo diktat sul candidato civico e non politico e, sotto, Beppe Sala, che ha aderito ai Verdi europei e si allarga alle liste civiche
Le strategie Matteo Salvini con il suo diktat sul candidato civico e non politico e, sotto, Beppe Sala, che ha aderito ai Verdi europei e si allarga alle liste civiche

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