Corriere della Sera (Milano)

LA SOLITUDINE DI UN PAZIENTE IN OSPEDALE SENZA UNA VISITA

- gschiavi@rcs.it

Caro Schiavi, sono un medico di Milano, in pensione da pochi mesi. Purtroppo per una banale caduta in bicicletta mi sono ritrovato improvvisa­mente a dovermi togliere il camice da medico per vestire il camicione da paziente. E sono entrato nel mondo di totale solitudine e isolamento nel quale tutti i pazienti — o almeno credo — si trovano. Il divieto assoluto e categorico anche per un solo congiunto di andare a sostenere ed aiutare il proprio caro in ospedale, anche solo una mezz’ora al giorno. Sentiamo discutere e leggiamo laghi di inchiostro sulle riaperture post Covid: in quanti devono sedersi intorno al tavolo nei ristoranti al chiuso; quando potremo mai tornare in discoteca; e quando potremo liberarci delle mascherine anche all’aperto… Ma non una sola parola ho sentito sulle persone ricoverate che ancora adesso, come nei momenti più critici della pandemia, non possono ricevere alcun sostegno dai propri congiunti. Certo noi siamo e dobbiamo essere pazienti, tanto più perché se un congiunto ci viene a trovare in ospedale o meno il Pil non ne risente... Non solo da medico ma anche da semplice cittadino mi è chiara l’importanza di applicare norme di protezione antiCovid nei nosocomi. È facile immaginare cosa succedereb­be nel caso si verificass­e un focolaio in un reparto: la chiusura con tutte le conseguenz­e. Ciononosta­nte, grazie ai vaccini e ai tamponi, sono fermamente convinto che si possa sviluppare ed applicare un protocollo valido per permettere ad un congiunto di andare a trovare il parente ospedalizz­ato, senza uscire dal paradigma dell’ormai famoso «rischio calcolato». Certo questa è solo la mia convinzion­e, discutibil­e, ma almeno se ne parli. Invece sui media si discute solo di ristoranti, discoteche e mascherine. Tanto i pazienti sono “pazienti” per definizion­e e aspetteran­no, soli, senza alcun aiuto ne pratico ne psicologic­o o affettivo…

Giorgio Maria Zucchello

Caro Zucchello, parliamone, ma io e lei possiamo fare ben poco. Potrebbe darci invece qualche spiegazion­e l’assessorat­o alla Sanità: il divieto di visita ai parenti è una disposizio­ne della Regione e fa parte delle misure antiCovid, che in altri settori si sono attenuate. Una finestra per le visite esiste già per i grandi anziani, è stata un’apertura contro l’isolamento e la disperazio­ne che provano tanti pazienti dopo lunghi giorni di solitudine. Da allora tutto tace. Si può telefonare, è vero. Ma una mano stretta è un’altra cosa.

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