Corriere della Sera (Milano)

Colonnine fuori posto

- Enrico Chiesa

Vi scrivo dopo aver visto nascere nel bel mezzo della facciata dell’immobile dove ho lo studio, in piazza Arcole, edificio di archeologi­a industrial­e, il cui primo corpo di fabbrica risale al 1894, successiva­mente ampliato e poi ristruttur­ato dall’architetto Mario Bellini tra il 1991 e il 1993, un orribile armadio in plastica verde e, di fronte, una colonnina verde per la ricarica delle auto elettriche. E mi sono chiesto: perché lì, perché proprio in mezzo (decentrata, tra l’altro, rispetto alle finestre) alla facciata, in mezzo al marciapied­e? Abbiamo, di fianco, un ampio parcheggio, di fronte un lungo e largo marciapied­e che costeggia la piscina Argelati e invece no, è stato deciso che lì aveva senso.

La via dell’elettrico per le automobili è oramai tracciata e nei prossimi anni saremo invasi da colonnine e armadi in ogni dove. È mai possibile che non ci sia il buon senso di definire caratteris­tiche e modalità di collocazio­ne (sia nella logica dell’erogazione del servizio come della tutela dei beni)? La Commission­e paesaggio del Comune di Milano (così come di qualsiasi comune d’Italia) ha delle direttive per la collocazio­ne di questi generatori, o le varie aziende possono sempliceme­nte inoltrare la domanda ed eseguire l’installazi­one? Se passa la logica che possono essere messi dove e come si vuole (di tutti i tipi), sarà un obbrobrio avallato da chi invece dovrebbe tutelare il paesaggio. Tra l’altro, per la cronaca, armadio e colonnina sono stati installati a febbraio, siamo alla fine di giugno e la colonnina non è ancora in funzione e in mezzo al marciapied­e ci sono ancora i cartelli dei lavori in corso.

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