«Gli lasciavamo i nostri figli...» Prete pedofilo, le denunce choc
Don Emanuele e le denunce delle famiglie: così è partita l’inchiesta a Busto Garolfo
Rabbia tra le famiglie dei ragazzi coinvolti nell’inchiesta su don Emanuele Tempesta, il parroco di Busto Garolfo arrestato per presunti abusi sessuali su 7 bimbi dell’oratorio. Gli sfoghi dei genitori raccolti dagli agenti della Mobile. Per il prete domani è il giorno del faccia a faccia col gip. Monsignor Franco Agnesi, vicario arcivescovile: «Addolorati per le piccole vittime, la Chiesa non rinunci al suo ruolo educativo».
Rabbia e incredulità. «Mando mio figlio in oratorio. Uno pensa che sia un posto sicuro, e invece...». Di sfoghi così ne hanno raccolti parecchi, gli investigatori della Squadra Mobile che, in un mese e mezzo di indagini, hanno parlato con i genitori dei bimbi coinvolti nel caso di don Emanuele Tempesta, il 29enne sacerdote a Busto Garolfo accusato di molestie sessuali nei confronti di sette bambini, tra gli 8 e i 12 anni.
Sgomento, tra le madri e i padri della comunità che ruota attorno alla parrocchie intitolate a Santa Geltrude e ai Santi Salvatore e Margherita. E anche preoccupazione. «Ma adesso che conseguenze psicologiche potranno esserci per mio figlio?», è l’altra domanda che i poliziotti si sono sentiti fare. Gli agenti hanno proceduto il più celermente possibile.
Le indagini della quarta sezione della Mobile sono andare spedite, a partire dalle denunce presentate alla fine di maggio, quando le prime due mamme hanno ascoltato le confidenze dei figli: «Il don ha toccato...», dicevano, aggiungendo in fondo alla frase il nome di un amico, di un compagno che si trovava con lui nell’abitazione del prete, (un immobile incorporato al complesso parrocchiale), per fare tornei alla Playstation o i giochi di ruolo.
Da quel momento, l’inchiesta coordinata dal pm di Busto Arsizio Flavia Salvatore si è allargata presto ad altri bambini, man mano che le prime vittime raccontavano chi era presente in quegli incontri, andando a ritroso fino a febbraio dello scorso anno, appena prima del Covid e del lockdown. Richiesta e ottenuta la misura restrittiva, gli agenti, nei giorni scorsi, si sono presentati con il provvedimento in mano per arrestare il 29enne cresciuto a Cornaredo. Lo hanno raggiunto a Bardonecchia, in provincia di Torino, dove era appena arrivato per iniziare un campo estivo con alcuni ragazzi dell’oratorio di Busto Garolfo.
Sette le vittime accertate fino a ora, in otto episodi distinti, anche se gli inquirenti avrebbero già raccolto altri elementi relativi a ulteriori casi. Le audizioni protette dei minori (che avvengono sempre alla presenza di psicologi) riprendono domani. Lo stesso giorno in cui il gip Luisa Bovitutti ha fissato l’interrogatorio di garanzia del vicario parrocchiale finito agli arresti domiciliari in una casa messa a disposizione dall’Arcidiocesi (che per trasparenza ha voluto diffondere la notizia in una dettagliata nota ufficiale, eludendo però le raccomandazioni dell’autorità giudiziaria, che chiedeva maggiore riservatezza per non turbare l’andamento delle indagini). Don Tempesta potrebbe avvalersi della facoltà concessagli dalla legge di restare in silenzio, oppure rispondere alle domande del magistrato, e magari facilitare il lavoro degli inquirenti.
Le poche persone che lo hanno visto, parlano di un giovane uomo «disperato», che avrebbe giurato la propria estraneità alle gravissime accuse che gli vengono mosse. Ma gli elementi che, sino a questo momento, compongono il quadro accusatorio, e il numero non certo esiguo di parti offese individuate dai detective in queste settimane, non sembrano davvero giocare a suo favore.
Altro fronte investigativo da esplorare, peraltro, sarà quello relativo all’analisi tecnica del materiale sequestrato nella canonica: un tablet, due telefoni cellulari, un computer e la consolle per i giochi, che si può collegare alla rete internet. Il lavoro della polizia, in questo scandalo di provincia, non è ancora finito.