Da Kabul a Desio L’odissea dei sei ragazzini nascosti nel Tir
Il viaggio di sei giovani afghani, di cui 5 minorenni, partiti da Kabul finisce a Desio: «Un fenomeno in crescita»
Duemila chilometri, incastrati nel container di un camion, nascosti tra scatoloni di viti e bulloni. Quarantotto ore al buio, in un clima rovente, senza acqua né cibo. La drammatica sorpresa degli operai della Oeb Brugola: quando hanno iniziato a scaricare il cassone di un Tir appena entrato nello stabilimento a Desio, hanno trovato cinque giovanissimi profughi dell’Afghanistan. Erano in condizioni devastanti. Le indagini dei carabinieri.
DESIO Un viaggio allucinante di duemila chilometri, incastrati nel container di un camion, nascosti tra scatoloni di viti e bulloni. Quarantotto ore al buio, in un clima rovente, senza acqua né cibo. È stata grande la sorpresa degli operai della Oeb Brugola. Quando, venerdì nel primo pomeriggio, hanno iniziato a scaricare il cassone di un Tir appena entrato nello stabilimento di via Mascagni, a Desio, non credevano propri occhi. Nascosti tra il carico di viti ad alta tecnologia per motori, sono spuntati cinque giovanissimi profughi di origini afgane: cinque minori tra i 16 e 17 anni e un maggiorenne di 24 anni. Stravolti per il grande caldo, provati per il lungo viaggio, assetati e affamati, i sei ragazzi erano in discrete condizioni. Un viaggio di almeno 48 ore che avrebbe dovuto concludersi in Spagna. Un’odissea iniziata alcune settimane prima quando erano partiti dall’Afghanistan, percorrendo i primi quattromila chilometri per giungere a Cluj-Napoca, la «porta» tra la Romania e l’Ungheria. «In un inglese a stento comprensibile — racconta il primo degli operai che li ha scoperti — e con un filo di voce ci hanno chiesto acqua e cibo». Avvisati i carabinieri di Desio, i profughi sono stati soccorsi: «Abbiamo cercato di fornire loro un primo conforto — spiega il direttore del personale, Luca Colombo — offrendo la possibilità di riposare, mangiare qualcosa e di farsi una doccia». Per precauzione, l’azienda ha chiesto anche l’aiuto di due ambulanze e di un’equipe di medici del 118 di Monza.
I sei ragazzi sono stati trasferiti alla vicina caserma dei carabinieri di Desio, dove sono stati identificati e interrogati e sottoposti a una serie di controlli sanitari e a un tampone anti-Covid, risultato negativo. Dopo un cambio di vestiti, i giovani sono stati affidati a comunità protette: tre dei minorenni in un centro in provincia di Monza e Brianza, uno a Lecco e uno a Milano. Il maggiorenne a Monza Al vaglio degli investigatori la posizione dei due autisti, un uomo e una donna romeni che hanno detto di non essersi accorti della presenza dei sei ragazzi sul loro camion. «Si tratta un fenomeno in crescita — commenta il procuratore dei Minori, Ciro Cascone —. Ragazzi giovanissimi accettano di viaggiare in condizioni traumatiche, attratti dal miraggio di trovare condizioni di vita migliori. Ma poi arrivano in condizioni spaventose e senza prospettive sicure. Difficile risalire alle reti che predispongono questi viaggi, è un fenomeno complesso».
I casi sono in crescita anche in Brianza: nel gennaio scorso, a Caponago, sei giovani afgani, di cui quattro minorenni, erano stati salvati dai carabinieri dopo essere stati scoperti mentre viaggiavano stipati, in un camion proveniente dalla Serbia, tra decine di pneumatici. E solo poche settimane fa, a Cavenago Brianza, tre profughi minorenni sono stati scoperti in un camion fermo in un’area di servizio dell’autostrada A4.
Soccorsi dagli operai «Erano stravolti dal caldo, dopo averli rifocillati gli abbiamo offerto una doccia»