Calcio, il campus che dà (anche) lezioni di vita
Lorenzo e Ale, gli allenatori speciali Lezioni di vita ai piccoli calciatori
Non è un classico campo estivo dove si gioca a pallone. Per 50 ragazzi dello Smart Football Team di Pieve Fissiraga, è stata una «scuola alla reazione». I maestri due eccellenze: Alessandro Cenicola e Lorenzo Bulloni (della Nazionale amputati).
Sarà suggestione,
PIEVE FISSIRAGA (LODI) ma da quando è esplosa la pandemia si attraversa il Lodigiano con un’attenzione nuova. I borghi semideserti, mentre altrove tutto brulica, ti dicono che per strada è sparita quasi del tutto la «generazione Covid», prigioniera di una specie di lockdown permanente. Perché questo è stato il vero epicentro europeo «nascosto» dei contagi. Pieve Fissiraga e dintorni. Qui il virus ha colpito ben prima che travolgesse Codogno. Sarà per questo che anche un campus estivo di ragazzini diventa un laboratorio che cerca di riaccendere nei più piccoli la scintilla della passione per lo sport. Ma con un mix nuovo, fatto di qualità tecnica, socialità e modelli positivi cui ispirarsi, come i giovani calciatori amputati del Vicenza campione d’Italia, chiamati dal patron e ideatore di Smart Football Team, Marco Polloni, a dimostrare che reagire è sempre possibile, anche quando tutto sembra irrimediabilmente finito.
Così, nel campo di calcio del paese, quasi nascosto tra il Comune, la chiesa e il bar del vecchio Ettore, una quarantina di ragazzini, dai sei anni in su, hanno gli occhi incollati su un giovane allenatore con una sola gamba e due stampelle, Lorenzo Bulloni, che saltella veloce come un canguro e scaglia saette all’incrocio dei pali con l’unico piede sopravvissuto all’incidente in moto che a 17 anni gli ha stroncato una carriera da professionista. E più in là scopri una specie di giaguaro che vola tra i pali, ma con un braccio solo: Alessandro Cenicola, che del Vicenza e della nazionale amputati è il portiere.
Accanto a loro tanti allenatori, quelli dell’accademia «Joga Bonito» che applicano i metodi del Futsal al calcio. O Riccardo Locatelli, portiere della Nazionale di calcio non vedenti, che spiega ai ragazzi il calcio «del silenzio», obbligatorio in campo per capire le traiettorie e la direzione della «palla acustica». Dopo il racconto, la pratica: i ragazzini, bendati, sperimentano cosa significa parare un tiro senza poter vedere. E poi la chicca: Giancarlo Volontieri, tecnico e talent scout che nella sua lunga carriera nei settori giovanili di Atalanta e Milan ha portato in rossonero gente come Manuel Locatelli. «Alleno giovani da vent’anni, ma qui a Pieve è stato fatto qualcosa di inedito: coniugare tecnica, divertimento e consapevolezza, di fronte a esempi fortemente motivanti e di grande valore sociale».
In Italia, racconta Volontieri, il 70 per cento dei ragazzi che esce dalle principali «cantere» senza approdare alla prima squadra, abbandona il calcio. «Il difetto è nel modello: i ragazzi entrano nei settori giovanili di Milan o Inter con un sogno e vengono addestrati a coltivarlo in modo ossessivo. Se non lo raggiungono, hanno fallito. E lasciano. Invece il calcio è una immensa scuola di vita», racconta il tecnico.
La storia di Lorenzo Bulloni è un esempio. Era bravo.
Un destro fulminante. A 17 anni giocava in serie D. Il destino ha mandato lui e la sua moto contro un palo. Ne è uscito distrutto: gamba destra amputata all’altezza del bacino, un mese di coma e due anni di rieducazione. «Un amico un giorno mi ha portato a vedere una partita degli amputati: ho trovato una nuova ragione di vita. Ho imparato a giocare con il mancino, e con le stampelle». È diventato campione d’Italia, con il Vicenza, ed è arrivato terzo nella Champions League di categoria. Fino a ieri ha fatto avanti e indietro da Crema a Pieve per allenare i ragazzini del campus. Che lo adorano. «Un’esperienza fantastica — conclude Marco Polloni, ideatore del Smart Football team insieme all’amministrazione comunale di Pieve Fissiraga —, sia per noi che per i 50 ragazzi che hanno partecipato a queste due settimane. Non solo si sono divertiti a imparare tecniche di allenamento usate da fenomeni come Neuer o Ter Stegen, ma hanno capito dalle storie di Lorenzo, o di Alessandro, cosa significa non arrendersi di fronte alle avversità. E che le tragedie della vita non sono restare un anno chiusi in casa per la pandemia».