«La trasparenza era necessaria Il male non marchi chi fa del bene»
«Più ancora dello stupore e dello sconcerto, c’è il dolore che fa male a dei piccoli e alle loro famiglie, a chi lo ha commesso e a una comunità ferita, che si dedica alla crescita dei bambini e che vive di impegno e fiducia». Monsignor Franco Agnesi, vicario generale dell’arcivescovo Mario Delpini, descrive così lo stato d’animo della chiesa ambrosiana all’indomani dell’arresto di don Emanuele Tempesta con l’accusa di abusi su minori. Il primo pensiero va alle vittime e all’ambiente dell’oratorio ma poi il numero due dell’arcidiocesi milanese parla anche dello stesso sacerdote sotto accusa, che «fermo restando che bisogna aspettare i diversi gradi di giudizio rischia di rimanere segnato per tutta la vita da questa vicenda».
Monsignor Agnesi, venerdì è stata proprio la curia a diffondere per prima la notizia attraverso un comunicato. Perché?
«Per una questione di trasparenza. Abbiamo dato la notizia quando e come l’abbiamo saputa ma nel rispetto delle persone coinvolte e anche per evitare una divulgazione mediatica frammentaria e deformata, che avrebbe fatto soltanto più del male. Ma questa non è una novità, già in passato, quando purtroppo si è reso necessario, la diocesi ha compiuto scelte analoghe e ha compiuto molti passi per prevenire e contrastare episodi simili».
Cioè quali?
«Nel 2019, dopo un percorso nato in collaborazione con esperti anche di materie giuridiche e sulla base delle esperienze maturate negli oratori, abbiamo istituito una commissione diocesana con l’obiettivo di predisporre strumenti formativi per preti e laici. E sempre due anni fa abbiamo creato anche la figura del referente diocesano per la tutela dei minori, un ufficio guidato dall’ex presidente del Tribunale di Milano Livia Pomodoro al quale collaborano anche una psicologa, un canonista e due esperti di ascolto dei ragazzi».
E queste innovazioni hanno prodotto qualche risultato?
«Sono state disegnate tracce formative e regolamenti sui comportamenti molto dettagliati anche in base alle diverse situazioni, dal catechismo alle vacanze, dal gioco alla preghiera. E sono state anche raccolte segnalazioni, che però richiedevano più ascolto che iniziative. Quest’ultimo episodio ha seguito un iter giudiziario autonomo».
Cosa provoca questo arresto nella chiesa ambrosiana ? Che effetti produce?
«Dolore per le persone, innanzitutto. Ma anche dolore per il rischio che tutto possa essere travolto e marchiato dal male, anche chi fa del bene, il timore della mortificazione che scoraggia, che può indurre qualcuno a pensare di non poter fare più nulla di buono, ma non è così. Purtroppo da sempre fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce, ne siamo tutti consapevoli. Ma non si deve rinunciare al proprio ruolo educativo, con pazienza, umiltà, trasparenza e assunzione di responsabilità senza cadere in una dimensione depressa, ma con fiducia e coraggio».