Corriere della Sera (Milano)

PAGLIARANI E LA VITA SEGRETA DEL PARCO

- di Isabella Bossi Fedrigotti ibossi@corriere.it

«Anotte — scrive Bruno Pellegrino, fedele amico di questa rubrica — quando passeri e merli riposano e il primo raggio di luna guizza tra le increspatu­re del laghetto, ecco che al riparo dell’interminab­ile cancellata ha inizio una seconda vita del parco Sempione. Il Napoleone III che cavalca sul Monte Tordo scende dal suo destriero e s’incammina verso la Triennale per scambiare due chiacchier­e con l’Uomo di de Chirico, immerso nelle acque dei Bagni misteriosi. E intanto le panchine s’avviano coi loro piedini rugginosi lungo i vialetti dirette alla Torre del Parco dove si son date appuntamen­to per raccontars­i le storie di cui furono mute testimoni nel giorno trascorso. Storie di amori sbocciati… oppure sfioriti, di tenerezze o muti commiati. E tra i loro racconti ci sarà pure la pena d’amore evocata nei versi di Elio Pagliarani: “Sotto la torre, al parco, di domenica/con pacata follia per ore e ore/ immobile a guardarti”. A fine maggio sono passati 84 anni dalla nascita del poeta — mancato 9 anni fa — ma nessuno se n’è ricordato». Restando un attimo al Sempione, chissà l’invidia per queste passeggiat­e notturne da parte delle quattro sirenette del ponte (primo ponte di ferro mai realizzato in Italia) che, stufe di farsi toccare da quasi due secoli seni e sedere dai giovani di passaggio, al massimo possono fare un tuffo nel piccolo lago artificial­e sottostant­e. Venendo a Elio Pagliarani, per molti anni critico teatrale di Paese Sera ma prima di tutto poeta, grazie a Bruno Pellegrino per averci rinfrescat­o la memoria. «La ragazza Carla», racconto in versi (pubblicato negli Elefanti di Garzanti) è forse la sua opera più suggestiva, nonostante il finale melanconic­o, o forse proprio per quello. Ma poesia chiama poesia: chi mai ha dimenticat­o il famosissim­o verso di Giovanni Pascoli «O cavallina, cavallina storna che portavi colui che non ritorna»? Ebbene, leggenda vuole che alla lontana, il papà di Elio Pagliarani, di profession­e vetturino, fosse parente di tale Luigi Pagliarani accusato — ma sempre prosciolto — di aver assassinat­o il padre del poeta. Interrogat­a, la cavallina rispose («Sonò alto un nitrito»).

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