Corriere della Sera (Milano)

TRUFFATORI E CODICI OTP, I SILENZI CHE CI SALVANO

- di Antonio Lubrano

Al telefono il discorso è più o meno questo: «Sono il dottor Tal dei Tali, funzionari­o della banca presso la quale lei ha il conto e poiché in questi giorni si stanno verificand­o operazioni che definiamo sospette su vari conti correnti, vorremmo metterla in guardia: mi dia il suo Otp, così controllia­mo». L’Otp — per chi non lo sapesse ancora — è la password temporanea per eseguire operazioni bancarie. Giustament­e allarmato voi date l’Otp. Errore! Perché avrete poi l’amara sorpresa di un buco cospicuo nel vostro gruzzolo in banca. C’è gente che dopo questa telefonata si è trovata il conto svuotato. Telefonata falsa non c’è dubbio. Per nessuna ragione al mondo la banca vi chiede di fornire il codice operativo e questa certezza dovrebbe già far nascere nel cliente almeno un dubbio, il sospetto di un imbroglio. Così come saggezza vorrebbe che fossimo tutti estremamen­te prudenti nelle comunicazi­oni via computer. Nell’ultimo triennio un terzo degli utenti email ha ricevuto telefonate fraudolent­e. Già le banche sono caute.Un noto istituto di credito manda per esempio ai suoi clienti via computer questo messaggio: «Ricorda che la tua banca non ti chiederà mai di fornire via email le tue credenzial­i di accesso, di aprire allegati o di installare software di alcun genere». Sta di fatto che nel 2019 come nel 2020, le truffe online sono state all’incirca duecentomi­la. Dunque: se vi arriva una telefonata del genere la vostra risposta dev’essere tutta in un semplice gesto, quello della mano che rimette la cornetta al suo posto: il mutismo assoluto è la migliore difesa.

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