Ecco gli acrobati del futuro
Lo spettacolo «No One’s Land» dei francesi 12 birds 1 stone I giovani talenti del «nouveau cirque» tra numeri classici e sperimentali
Hanno cominciato a spiccare i primi voli sulla sabbia dorata di un’arena circense, misurandosi a testa in giù con gli attrezzi del mestiere, idealmente protetti dalla cupola a strisce di un tendone d’antan. Ora gli allievi dell’Ésacto’Lido (acronimo di École supérieure des arts du cirque di Toulouse-Occitania, in Francia) sono pronti a volare sui palchi allestiti sotto le stelle, destreggiandosi tra le specialità del palo cinese, del trapezio, della corda aerea, della giocoleria, del «mano a mano», di discipline sperimentali come l’acrobatica con pallone.
Stasera alle 21 al Castello per l’Estate Sforzesca, ecco la Compagnia 12 birds 1 stone con lo spettacolo «No One’s Land», promosso dall’Associazione Quattro x 4 che l’anno scorso, nella stessa cornice, aveva presentato i neodiplomati dell’omologo Cnac, il Centre National Des Arts du Cirque di Chalons en Champagne. La Francia è la terra che, dalla fine degli anni ’80, ha tenuto a battesimo il «nouveau cirque», arte che esclude l’utilizzo degli animali, allacciando profondi legami con il teatro, la «nouvelle danse» e la musica, in un fecondo dialogo interdisciplinare.
Il futuro è già qui, nel nuovo linguaggio della scena di un circo che continua a evolversi attraverso le ultime generazioni. Lo spettacolo «No One’s Land» riunisce, in un’immaginaria terra di nessuno, i talenti in erba del circo contemporaneo francese già orbita nel panorama europeo delle performing arts.
L’Ésacto’Lido, fondata nel 1988, è una delle tre scuole di Francia che formano gli artisti di circo, selezionando gruppi esclusivi di giovani autori-attori da tutto il mondo per indirizzarli a un percorso di specializzazione: in questa classe accademica, figurano le italiane Martina Monnicchi e Flavia Savi. «Sono nata in una comunità d’accoglienza, di cui mio padre è responsabile — racconta Martina, 22 anni originaria di Cuneo —. Per me è stato determinante crescere all’interno di un progetto sociale ed ecologico basato sul riciclo, in un’idea di economia circolare. Questo sentimento di autonomia è alla base del mio essere». Monnicchi ha iniziato a studiare arti circensi all’età di 8 anni nella scuola piemontese Fuma Che ‘Nduma. «Il circo mi è piaciuto subito — dice — perché non è competitivo e si alimenta delle esperienze di ognuno. Credo che il circo lotti contro l’omologazione puntando sulle potenzialità del singolo e che offra al pubin blico l’impossibile. Dopo il liceo ho iniziato un percorso di due anni alla scuola di circo Flic di Torino, quindi, per alzare il livello della mia formazione, ho fatto audizioni nelle maggiori cinque scuole di circo europee, di cui tre in Francia, a Toulouse, Parigi e Chalons en Champagne, mentre le altre due sono a Bruxelles e a Stoccolma. Alla fine sono entrata all’Ésacto’Lido che è riconosciuta come università. Mi sono specializzata nella corda: nello spettacolo accolgo il pubblico vestita di paillettes con una pianta finta in testa. Ogni spettatore trarrà la propria visione».
Arti varie
Palo cinese, trapezio, giochi con il pallone in uno show che fonde anche teatro e danza