Vaccini, i medici da cartellino rosso
Operatori sanitari no-vax: pronte le prime 1.500 sanzioni. Lodi, da Covid free al picco di incidenza
Dopo le ammonizioni, a mezzo Pec o raccomandata cartacea, per i medici che non si sono ancora fatti vaccinare, nonostante l’obbligo di legge, sono in arrivo le prime sanzioni. Entro la settimana scatteranno le prime 1.500, in attesa di sbloccare le altre 7 mila pratiche aperte. Stabili intanto terapie intensive e i ricoveri: dati orizzontali da una decina di giorni che peseranno sempre di più nell’ottica di eventuali restrizioni. Ad oggi sono occupati il 2,1 per cento sia delle rianimazioni che degli altri reparti. L’indice di contagi più alto in Lombardia nel Lodigiano. Tornano i fantasmi del passato: «Attenzione, non preoccupazione», ripetono però i sindaci.
Dopo due cartellini gialli, scatta il rosso. Una legge universale, resa scientifica dallo sport. Dopo le ammonizioni a mezzo Pec o raccomandata vecchio stile, per i medici che non si sono ancora fatti vaccinare, nonostante l’obbligo di legge, sono in arrivo le prime sanzioni. Questione di giorni, entro la settimana.
Il problema monta con l’approvazione del decreto legislativo che stabilisce l’obbligo di Green pass per gli operatori sanitari. Per l’Ats di Milano si apre un primo blocco di posizioni da verificare: un faldone di 17 mila persone. Di queste, dopo i primi accertamenti, 7 mila risultano in regola: la quota scende così prima a 10 mila, poi a 8 mila. Partono le prime Pec, in altri casi lettere cartacee. Si arriva così ai primi 1.500 atti di accertamento pronti ad essere inviati agli ordini. È il passo che chiude un cerchio, ma ne apre tanti altri, di un dialettica difficile, ma ormai all’ordine del giorno anche su altri fronti nel grande e scivoloso dibattito sull’applicazione del Green pass.
La vera notizia forse non sta nel volume delle posizioni, ma nelle storie che si nascono dietro a queste diffide. Dopo mesi di polemiche, solo il 3 per cento dei no-vax in questione sono medici o infermieri. Nessun medico e solo quattro infermieri che operano in strutture sanitarie. Sono soprattutto psicologi, tecnici, veterinari, biologi. Però il numero dei cartellini rossi tenderà ad allargarsi, quando verranno accertate le 7 mila posizioni rimanenti tracciate a mezzo raccomandata cartacea. Sullo sfondo resta il freno a mano che vorrebbero tirare nelle strutture sanitarie, preoccupate da eventuali buchi in organico che si potrebbero aprire in un periodo già martoriato dai piani ferie. Dall’altra parte l’urgenza della politica, ma anche dell’opinione pubblica, che sottolineano quanto lo stesso Dl tuteli più la privacy che l’efficacia. Più la forma che la sostanza.
Ma il fronte della campagna vaccinale resta decisivo per abbassare la cresta della quarta ondata. Anche il bollettino di ieri conferma lo scenario che medici ed epidemiologici hanno messo in conto per il futuro più prossimo. I nuovi casi in Lombardia sono 208, 100 nella provincia di Milano. Il tasso di positività, per quanto viziato dallo storico calo di tamponi della domenica, sale all’1,7 per cento, il dato più alto dal 3 giugno. Sono i segnali che la variante Delta ha cam
biato passo, ma anche che la diga alzata dai vaccini sta frenando il trend dei ricoveri. Stabili, anche ieri. Con le terapie intensive a quota 30 (-1) e i ricoveri negli altri reparti Covid a 138 (+3). Dati ormai orizzontali da una decina di giorni. Nessuno scommette più contro il Covid, ma questi sono numeri che peseranno sempre di più nell’ottica dell’eventuali restrizioni a cui il governo sta lavorando. Usando un tetto di ricoveri per sancire il passaggio in zona gialla. L’idea sarebbe quella di considerare la soglia del 5 per cento per le terapie intensive e del 10% per i ricoveri ordinari. La Lombardia conserva un discreto cuscinetto: ad oggi sono occupati il 2,1 per cento sia delle rianimazioni che degli altri reparti.