Il prete pedofilo si difende: «Solo infamie»
Busto Garolfo, la difesa di don Emanuele Tempesta. S’indaga sui pomeriggi di videogame a casa sua
«Accuse infamanti» che lo hanno «provato e scioccato». Si è difeso così nell’interrogatorio davanti al gip, don Emanuele Tempesta, sacerdote ai domiciliari con l’accusa di abusi su minori. Otto episodi di molestie nei confronti di bambini dell’oratorio di Busto Garolfo.
Di fronte alla «infamanti» accuse che lo vedono protagonista in negativo, e che lo avrebbero duramente «provato e scioccato», si è difeso sostenendo di non avere neanche «la minima idea» di quello che gli viene contestato. Ossia otto episodi molestie sessuali nei confronti di sette bambini dell’oratorio di Busto Garolfo dove lui — don Emanuele Tempesta, 29 anni — prestava servizio da giugno 2019 come vicario parrocchiale. Il religioso, davanti al gip di Busto Arsizio Stefano Colombo, si è difeso negando le gravissime contestazioni relative ai fatti ricostruiti dal pm Flavia Salvatore, che ha coordinato le indagini della Squadra Mobile di via Fatebenefratelli iniziate alla fine di maggio, e culminate nell’esecuzione di una misura cautelare che, la scorsa settimana, ha portato il giovane prete cresciuto a Cornaredo agli arresti domiciliari presso un’abitazione messa a disposizione della Diocesi.
I poliziotti sono andati a prenderlo in Piemonte, dove era appena arrivato per un campus estivo con i ragazzi della parrocchia. Praticamente non ha fatto nemmeno in tempo a scendere dal bus che lo aveva portato a destinazione. Chi lo aveva visto in quei momenti parlava di un giovane in preda alla «disperazione». Stato d’animo che lo avrebbe accompagnato anche durante il faccia a faccia di ieri con il magistrato, in sede di interrogatorio di garanzia. Non è dato sapere verso quale strategia si indirizzi la difesa del sacerdote, rappresentata dall’avvocato Mario Zanchetti. «Massima cautela e riserbo sono doverose, su una vicenda tanto delicata» ha detto il legale, che nella giornata di ieri ha avuto accesso agli atti. «Ora possiamo leggere le carte. In questa fase ogni dichiarazione è superflua, e rischia di turbare le indagini, che devono proseguire con serenità, nell’interesse di tutti».
Sul fronte opposto prosegue il lavoro degli investigatori della Mobile, diretti da Marco Calì. Il quadro accusatorio, da quanto emerso, va ancora «definito» nella sua interezza. Il numero delle vittime, infatti, potrebbe aumentare. Altri minori devono essere ascoltati riguardo a quei pomeriggi in casa del prete, dove i piccoli si trovavano per giocare alla Playstation. E dove, secondo la procura, venivano fatti oggetto di «carezze proibite» da parte di don Tempesta, in un arco di tempo di poco più di un anno, a partire da febbraio 2020. Fino ad ora sono state individuate sette parti offese, a partire dalla prima denuncia di due mamme, che avevano raccolto le confidenze dei loro figli su quelle giornate a casa del «don». Bimbi tra gli 8 e i 12 anni di età, anche se la polizia sospetta anche su altri casi. Non è da escludere che i bambini vengano risentiti con la formula dell’incidente probatorio, dopo la sospensione estiva delle attività giudiziarie. Gli altri approfondimenti, invece, riguardano il materiale elettronico sequestrato a casa del prete: due telefonini, un personal computer, un tablet, e la stessa consolle per i videogiochi, che è connessa a internet.
La vicenda dell’arresto del religioso ha provocato grande stupore nell’ambiente parrocchiale, e non solo, di Busto Garolfo, paese a nord-ovest di Milano. E, naturalmente, anche la rabbia dei famigliari dei piccoli coinvolti.
Altri ragazzi
Si teme che il numero delle persone coinvolte possa aumentare con i nuovi interrogatori