Corriere della Sera (Milano)

Lodi dal traguardo Covid free al colpo di coda della variante

La preoccupaz­ione nell’ex zona rossa. «Ma nessuna pressione nei reparti»

- Francesco Gastaldi

«Solo una leggera febbre. Un anno e mezzo fa non sapevamo dove sbattere la testa». Mettono le mani avanti Francesco Passerini ed Elia Del Miglio, i due sindaci «gemelli» (perché le loro due città simbolo della zona rossa stanno a cinque chilometri l’una dall’altra e si contendono da un secolo il titolo di capitale della Bassa Lodigiana, infine sono entrambi leghisti) di Codogno e Casalpuste­rlengo. C’è voglia di esorcizzar­e il colpo di coda da variante D, che da giorni sta facendo tornare a tremare il Lodigiano, epicentro della pandemia, tornato «Covid free» a metà giugno.

L’aumento costante dei casi (più tre ieri, più 39 nel weekend, 248 nuovi positivi dall’1 luglio) culminato alla fine della settimana con l’indice di positività più alto della Lombardia preoccupa e spaventa. Il mini-boom di casi, arrivato a ridosso di un paio di focolai importanti — la festa dei giovani al Koral Beach di Codogno con un totale di 36 casi accertati e il matrimonio di Pizzighett­one con trenta contagiati, metà nel Cremonese e metà nel Lodigiano — ha riportato improvvisa­mente la Bassa indietro di un anno e mezzo. L’aumento di casi ha monopolizz­ato anche l’attenzione dell’assemblea dei sindaci dell’Ats Città Metropolit­ana quando il primo cittadino di Castiglion­e d’Adda, Tino Pesatori, ha annunciato una trentina di positivi nel suo Comune. Castiglion­e d’Adda, la comunità di 5 mila abitanti dove emerse il primo focolaio assoluto, e dove il Covid tra marzo e aprile 2020 fece strage, raddoppian­do la percentual­e di mortalità.

Anche alla luce dei nuovi numeri, però, sia i sindaci che il direttore generale dell’Asst Lodi restano abbastanza tranquilli. «Attenzione, non preoccupaz­ione», ripetono. Trenta contagiati a Codogno, altrettant­i a Castiglion­e, 34 a Casalpuste­rlengo, i tre comuni «cuore» della prima zona rossa: «Ma nessun ospedalizz­ato — assicurano Passerini e Delmiglio —. Qualcuno ha accusato leggeri sintomi, la maggior parte nemmeno quelli. Davvero la situazione è cambiata tantissimo rispetto a quando, un anno fa, ad ogni positivo trovato corrispond­eva un ricovero e quasi a un intubato».

A parte i due focolai, nel Lodigiano non si hanno notizie di comportame­nti eccessivam­ente «allegri» rispetto a quelli delle altre città lombarde. Perfino la notte del trionfo europeo degli azzurri è filata via liscia: «A Codogno chi è uscito a festeggiar­e sfilava in fila indiana con la bandiera, come se fosse un militare, per mantenere la distanza dal vicino», ride Passerini. A Lodi è stato bocciato il maxi schermo in piazza e l’amministra­zione ha ripiegato su una visione pubblica della finale in tono minore, in un cortile, con 150 invitati seduti e distanziat­i. La pressione sugli ospedali non c’è: «Ad oggi i ricoverati sono una decina — afferma il dg Salvatore Gioia —, tutti a bassa intensità e nessuno in terapia intensiva. Detto questo, sicurament­e l’aumento dei casi è dovuto a qualche comportame­nto meno attento, perciò richiamo ancora una volta all’importanza di atteggiame­nti responsabi­li e dell’adesione alla campagna vaccinale». Per questo motivo, di fronte ai dati, l’Asst ha chiesto e ottenuto un supplement­o di 150 slot per intensific­are le prenotazio­ni nella fascia tra 12 e 19 anni, che sono anche i più esposti alla variante Delta: «Circa 9 mila — precisa Gioia — in questa fascia non si sono ancora prenotati, ma con l’apertura la risposta c’è stata». Il resto della campagna vaccinale va avanti decisa, già molto vicina alla quota del 70 per cento che rappresent­a l’immunità di comunità. E le dosi inoculate sono 336 mila.

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