Un abbraccio tra note e parole
Il pianista: «L’idea è usare la musica per amplificare immagini letterarie»
Il primo è un pianista che scrive romanzi. Il secondo un romanziere che suona il pianoforte. Cesare Picco e Roberto Cotroneo saranno i protagonisti, domani sera, di una performance unica nel suo genere, proposta dalla Casa degli Artisti, in cui le parole dello scrittore incontreranno la musica del compositore con una sonorizzazione live.
Difficile definire con esattezza la struttura dello spettacolo-concerto, essendo una novità dal punto di vista concettuale. Ci prova Picco, 51enne pianista-improvvisatore vercellese alla continua ricerca di nuove frontiere, come in «Secret forest», con il quale ha portato l’ascoltatore nella sua foresta privata, in un viaggio di meditazione dentro sé stesso, o con i «Blind date», live suonati attraverso il buio assoluto, usando le tenebre per farci vedere altri mondi, oppure con il recente «Concerto all’alba», colonna sonora di un risveglio, anche metaforico, durante un’aurora d’estate.
«L’idea — spiega Picco — è quella di usare la musica per amplificare immagini letterarie. Questo perché non siamo persone chiuse, ma che ricercano sempre, una sorta di esploratori artistici. Ci sarà uno scambio, i linguaggi saranno differenti, ma sarà un concerto, o meglio, un viaggio tra suoni e parole, con brani di piano solo, testi recitati tratti dai suoi libri, colmi di riferimenti musicali, e la sonorizzazione di quelle pasua role». Un concerto di piano e voce, insomma, che porta a una terza cosa.
«A me interessa andare oltre — continua Picco — e uso il piano per la catarsi collettiva. La musica è l’ultima delle istanze, il suono diventa forza primordiale per portare il pubblico altrove, come in un rito sciamanico. Il rito classico del concerto per me è morto. Non fa parte della mia visione». Un sodalizio nato quasi per caso, ma arrivato al momento giusto. «È un incontro che dovevamo fare da anni — rivela —. Questo è il momento giusto per il sentimento, personale e collettivo. Le arti ora possono fare la differenza, in un anno che ci ha lasciato una grande cicatrice. Quello che vedo è un’umanità sfasciata, piena di ansia e depressione, e ognuno di noi ha una crepa. Bisogna curare queste ferite e noi musicisti possiamo essere la cura».
Roberto Cotroneo, scrittore alessandrino, ma romano di adozione, è un grande appassionato di musica e anche musicista, lo si capisce dalla bibliografia, che vanta romanzi sulla figure di Arturo Benedetti Michelangeli, Beethoven, Chopin, dei Beatles, Chet Baker, e saggi su De André e Guccini.
«Non c’è una scaletta precisa. Lui suona, io parlo — spiega Cotroneo — è un incontro sulla poesia della composizione, sul suono che hanno le parole, sul ritmo della frase che assomiglia al ritmo della musica. Un dialogo sul fatto che nessun musicista può fare a meno di scrivere e dire, e nessun romanziere può dimenticarsi che, come diceva il personaggio di un celebre film francese, la musica è il sogno».