Il derby Meloni-Salvini anche alla volata finale: comizi in piazze diverse
Lei in Duomo, lui in periferia. E Forza Italia alle Stelline
Giorgia Meloni, in compagnia di Luca Bernardo, in piazza Duomo nel pomeriggio di sabato 25 settembre, Matteo Salvini in periferia, probabilmente a Rogoredo, due giorni dopo a lanciare la volata del pediatra-candidato sindaco. Le diplomazie sono al lavoro ma le distanze, non solo geografiche, rimangono. Sarà difficile vedere i leader del centrodestra insieme per un appuntamento elettorale comune a sostegno di Bernardo. L’invito all’iniziativa finale della campagna leghista, quella appunto di lunedì 27, sarà per esempio esteso a tutta i rappresentanti della coalizione, ma è assai improbabile che Meloni possa tornare a Milano a distanza di due giorni dal suo comizio in Duomo.
Ci sono i problemi di agenda, certo, come sottolinea lo stesso leader della Lega: «L’ho proposto e lo riproporrò agli alleati. Ci sono tante città al voto, ma a me piacerebbe avere un’iniziativa comune quantomeno a Roma e Milano», ha detto Salvini ieri, ancora una volta in città per un’iniziativa elettorale a braccetto del candidato sindaco. «Ci stiamo lavorando, io a Milano tra le uscite pubbliche che ho fatto e quelle che farò, arriverò a 25 presenze, praticamente in tutti i quartieri». Il problema d’incastrare gli impegni fittissimi dei leader nazionali s’incrocia col clima di forte competizione tra le anime del centrodestra. In altre parole, a condizionare molto l’organizzazione del finale di campagna elettorale è il derby in corso tra Fratelli d’Italia e Lega, disputato oltretutto in terra d’altri, nella città un tempo capitale di Forza Italia. «Certo che mi piacerebbe avere tutti i leader presenti insieme, ma in ogni caso io mi sento quotidianamente con Salvini e con gli altri big della coalizione: tutti mi stanno dando una grande mano», rassicura da parte sua Luca Bernardo.
I rapporti tra i due principali partiti del centrodestra sono tesi, ma soprattutto, racconta qualche leghista, nel partito di Meloni sembra già partita la caccia al responsabile della possibile disfatta. E il «colpevole» avrebbe già un nome e un cognome: Matteo
Salvini. Carlo Fidanza, europarlamentare di Fratelli d’Italia, nega però con forza: «È possibile che alla fine si riesca a organizzare un momento comune. Ci sono cinque grandi città al voto e i leader decideranno in quale chiudere insieme. Non c’è nessun dissidio in corso. È normale invece che ci sia una sana competizione tra partiti strutturati come i nostri, ma con l’obiettivo di prendere un voto in più della sinistra». E Forza Italia? Il partito di Berlusconi organizzerà la sua kermesse domenica 26 settembre, il giorno dopo il comizio di Meloni e alla vigilia di quello di Salvini «in periferia». Appuntamento al Palazzo delle Stelline con Massimiliano Salini, Cristina Rossello, Antonio Tajani, Mariastella Gelmini, Renato Brunetta e Licia Ronzulli. E Luca Bernardo, ovviamente.
Strategia opposta sull’altro fronte: niente big di partito né leader nazionali. Beppe Sala e il centrosinistra fanno sapere che non sono previste iniziative particolari legate alla chiusura della campagna elettorale. «Si lavorerà come si sta facendo ora: mercati, incontri, iniziative in ogni quartiere».
Il pediatra
«Mi piacerebbe avere i leader insieme, ma tutti mi stanno dando un grande aiuto»