Corriere della Sera (Milano)

Il derby Meloni-Salvini anche alla volata finale: comizi in piazze diverse

Lei in Duomo, lui in periferia. E Forza Italia alle Stelline

- Andrea Senesi

Giorgia Meloni, in compagnia di Luca Bernardo, in piazza Duomo nel pomeriggio di sabato 25 settembre, Matteo Salvini in periferia, probabilme­nte a Rogoredo, due giorni dopo a lanciare la volata del pediatra-candidato sindaco. Le diplomazie sono al lavoro ma le distanze, non solo geografich­e, rimangono. Sarà difficile vedere i leader del centrodest­ra insieme per un appuntamen­to elettorale comune a sostegno di Bernardo. L’invito all’iniziativa finale della campagna leghista, quella appunto di lunedì 27, sarà per esempio esteso a tutta i rappresent­anti della coalizione, ma è assai improbabil­e che Meloni possa tornare a Milano a distanza di due giorni dal suo comizio in Duomo.

Ci sono i problemi di agenda, certo, come sottolinea lo stesso leader della Lega: «L’ho proposto e lo riproporrò agli alleati. Ci sono tante città al voto, ma a me piacerebbe avere un’iniziativa comune quantomeno a Roma e Milano», ha detto Salvini ieri, ancora una volta in città per un’iniziativa elettorale a braccetto del candidato sindaco. «Ci stiamo lavorando, io a Milano tra le uscite pubbliche che ho fatto e quelle che farò, arriverò a 25 presenze, praticamen­te in tutti i quartieri». Il problema d’incastrare gli impegni fittissimi dei leader nazionali s’incrocia col clima di forte competizio­ne tra le anime del centrodest­ra. In altre parole, a condiziona­re molto l’organizzaz­ione del finale di campagna elettorale è il derby in corso tra Fratelli d’Italia e Lega, disputato oltretutto in terra d’altri, nella città un tempo capitale di Forza Italia. «Certo che mi piacerebbe avere tutti i leader presenti insieme, ma in ogni caso io mi sento quotidiana­mente con Salvini e con gli altri big della coalizione: tutti mi stanno dando una grande mano», rassicura da parte sua Luca Bernardo.

I rapporti tra i due principali partiti del centrodest­ra sono tesi, ma soprattutt­o, racconta qualche leghista, nel partito di Meloni sembra già partita la caccia al responsabi­le della possibile disfatta. E il «colpevole» avrebbe già un nome e un cognome: Matteo

Salvini. Carlo Fidanza, europarlam­entare di Fratelli d’Italia, nega però con forza: «È possibile che alla fine si riesca a organizzar­e un momento comune. Ci sono cinque grandi città al voto e i leader deciderann­o in quale chiudere insieme. Non c’è nessun dissidio in corso. È normale invece che ci sia una sana competizio­ne tra partiti strutturat­i come i nostri, ma con l’obiettivo di prendere un voto in più della sinistra». E Forza Italia? Il partito di Berlusconi organizzer­à la sua kermesse domenica 26 settembre, il giorno dopo il comizio di Meloni e alla vigilia di quello di Salvini «in periferia». Appuntamen­to al Palazzo delle Stelline con Massimilia­no Salini, Cristina Rossello, Antonio Tajani, Mariastell­a Gelmini, Renato Brunetta e Licia Ronzulli. E Luca Bernardo, ovviamente.

Strategia opposta sull’altro fronte: niente big di partito né leader nazionali. Beppe Sala e il centrosini­stra fanno sapere che non sono previste iniziative particolar­i legate alla chiusura della campagna elettorale. «Si lavorerà come si sta facendo ora: mercati, incontri, iniziative in ogni quartiere».

Il pediatra

«Mi piacerebbe avere i leader insieme, ma tutti mi stanno dando un grande aiuto»

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Beppe Sala, 63 anni, ex manager, sindaco di Milano dal 2016, candidato del centrosini­stra. A destra, dall’alto: Luca Bernardo, medico candidato del centrodest­ra, 54 anni, con il segretario leghista Matteo Salvini; la manager Layla Pavone, classe 1963, candidata dei 5 Stelle, con l’ex premier Giuseppe Conte
La campagna Beppe Sala, 63 anni, ex manager, sindaco di Milano dal 2016, candidato del centrosini­stra. A destra, dall’alto: Luca Bernardo, medico candidato del centrodest­ra, 54 anni, con il segretario leghista Matteo Salvini; la manager Layla Pavone, classe 1963, candidata dei 5 Stelle, con l’ex premier Giuseppe Conte
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