Corriere della Sera (Milano)

Palazzo Reale cala subito l’asso con la grande mostra di Monet: 53 opere e un allestimen­to raffinato

Un video-stagno «immersivo» accoglie il pubblico a Palazzo Reale per la grande mostra di Monet con le opere del Museo Marmottan Dalla luce magica degli esordi ai colori sgargianti dell’ultima fase

- di Francesca Bonazzoli

Alla ripresa autunnale delle grandi mostre cittadine, Palazzo Reale gioca subito l’asso e apre la stagione con Claude Monet, il più popolare degli Impression­isti. Eppure, quella che si annunciava come l’ennesima mostra «senza azzardo», confeziona­ta con nomi di sicuro richiamo per il pubblico, una tipologia in cui si sta rifugiando la maggior parte degli spazi espositivi italiani ed esteri per non correre rischi, alla fine si rivela un appuntamen­to più sostanzios­o del previsto. Per due motivi: l’allestimen­to e la connession­e alla storia di Palazzo Reale.

Intitolata sempliceme­nte «Monet», la mostra raccoglie 53 opere del pittore francese (1840-1926), più alcune opere dei contempora­nei, in un percorso très chic, tutto giocato su tenui tonalità celesti e lilla, musica di sottofondo e persino i suoni del giardino della casa di Giverny dove l’artista dipingeva le ninfee. Tutto è insomma molto raffinato e lo è persino l’ingresso alla mostra dove l’ormai irrinuncia­bile video «immersivo», in questo caso in uno stagno di fiori, riesce a evitare il consueto cattivo gusto con un effetto magico. Subito dopo il visitatore approda in una stanza con mobili del periodo napoleonic­o che arredavano Palazzo Reale prima delle dispersion­i sia sul mercato che nelle sedi di rappresent­anza statali di tutta Italia. Ebbene, proprio in questi mobili sta il legame stretto che trasforma la mostra da evento d’occasione a occasione di studio.

Tutti i quadri esposti provengono infatti dal Musée Marmottan di Parigi, un edificio donato con la collezione (poi ampliata dal lascito del figlio di Monet, Michel) da Paul Mormottan, appassiona­to studioso del primo Impero. Nel corso delle sue ricerche legate alle residenze imperiali, Marmottan venne anche a Milano e nell’archivio di Stato copiò un inventario del 1811 degli arredi di Palazzo Reale. «Quella trascrizio­ne è l’unica rimasta dopo il bombardame­nto dell’Archivio e ne ignoravamo l’esistenza», spiega Domenico Piraina, direttore di Palazzo Reale. «Noi abbiamo un inventario precedente del 1805, non altrettant­o completo. Questa scoperta ci consentirà di procedere con più certezze alla ricostruzi­one del museo del Palazzo Reale cui lavoriamo da anni».

Tale filo rosso che unisce Parigi a Milano attraverso Napoleone rende dunque la visita alla mostra più intrigante. Suddivisa in 7 sezioni e curata da Marianne Mathieu, direttrice scientific­a del museo parigino, l’esposizion­e introduce al fondamenta­le tema della luce attraverso sintetiche tappe cronologic­he, dagli esordi fino agli anni in cui la cataratta alterò completame­nte la vista di Monet, come si vede dall’ultima sala dove il giardino di Giverny è restituito con sorprenden­ti tinte sgargianti. «Ma non possiamo dire che la pittura di Monet non sia più la sua a causa della malattia agli occhi», precisa la curatrice a coloro che si stupiscono davanti a quegli inaspettat­i colori accesi. Anche nel rosso e nel giallo c’è Monet.

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Lo stagno fiorito che introduce alla mostra del più popolare pittore impression­ista a Palazzo Reale
(foto Duilio Piaggesi/Ansa) Suggestivo Lo stagno fiorito che introduce alla mostra del più popolare pittore impression­ista a Palazzo Reale
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Da sinistra, «Ninfee»; «Michel Monet in maglione blu»; «Passeggiat­a vicino ad Argenteuil»; «Londra, il Parlamento» tra le opere di Claude Monet in mostra a Palazzo Reale
Galleria Da sinistra, «Ninfee»; «Michel Monet in maglione blu»; «Passeggiat­a vicino ad Argenteuil»; «Londra, il Parlamento» tra le opere di Claude Monet in mostra a Palazzo Reale

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