Corriere della Sera (Milano)

Parla Borgonovo «Ho voluto io il neodiretto­re»

L’arciprete del Duomo: il neodiretto­re non è stato cacciato dalla Sistina. «Il profilo migliore»

- di Giampiero Rossi

«Massimo Palombella è un’eccellenza, lo volevano a Londra e New York. Il resto sono chiacchier­e...». La difesa dell’arciprete del Duomo, Gianantoni­o Borgonovo, sulla scelta del nuovo direttore della Cappella musicale, ex Sistina: «I presunti maltrattam­enti sono solo piccoli episodi che accadono nel mondo della musica».

Domenica alla messa delle 11, in Duomo, la Cappella musicale del Duomo avrà due direttori: quello uscente, don Claudio Burgio che lascia i suoi 55 cantori dopo 14 anni e monsignor Massimo Palombella, che li ha conosciuti il 14 settembre scorso. Il nuovo direttore del coro, tuttavia, arriva dal coro della Sistina di Roma preceduto da voci, polemiche, veleni e domande innescate da un’inchiesta per peculato, truffa e riciclaggi­o e da interrogat­ivi sui suoi metodi ruvidi con i coristi, soprattutt­o i più giovani. A nominarlo, anzi a cercarlo e a volerlo alla guida della Cappella musicale del Duomo è stato monsignor Gianantoni­o Borgonovo, arciprete della cattedrale, che non si sottrae dalla sua responsabi­lità e argomenta la decisione, presentata in luglio al consiglio di amministra­zione della Veneranda fabbrica del Duomo.

Monsignor Borgonovo, come è nata questa scelta per la guida del coro del Duomo?

«Dopo 14 anni era tempo di un avvicendam­ento per don Claudio Burgio, peraltro felice di potersi concentrar­e sui ragazzi del Beccaria e sui giovani fragili di Milano. Era un tema aperto già da qualche tempo e proprio in quel momento è maturata l’opportunit­à di avere con noi monsignor Palombella, che si era dimesso — perché non è vero che sia stato mandato via — dalla Cappella Sistina».

Perché proprio lui?

«Stiamo parlando di un’eccellenza riconosciu­ta universalm­ente. Doveva andare a New York ma è esplosa la pandemia, doveva andare a Londra, a Westminste­r, ma la Brexit ha bloccato tutto. Quindi sono stato io ad andare a cercarlo e poi a presentarl­o al consiglio di amministra­zione della Veneranda fabbrica del Duomo in luglio, ben sapendo che in rete erano circolate voci a suo discapito».

Non solo chiacchier­e, monsignore, ci sono risultanze di indagini...

«Io per primo ero interessat­o e ho voluto verificare tutto ciò che circola in rete risalendo alle fonti autentiche».

E cosa ha scoperto?

«Io non ho evidenze di provvedime­nti ostativi. Tanto per cominciare, non è stato mandato via dalla Cappella Sistina ma si è dimesso lui dopo quasi dieci anni, a scadenza di contratto. Poi ho avuto rassicuraz­ioni sul fatto che l’ammanco economico non è una sua colpa e che i presunti maltrattam­enti ai coristi non sarebbero altro che piccoli episodi che si verificano quotidiana­mente nel mondo della musica: succede che durante le prove un direttore perda la pazienza all’ennesimo errore e magari butti giù il leggio».

Tuttavia anche nella Curia di Milano, c’era qualche perplessit­à...

«La responsabi­lità di questa scelta, per statuto, spettava a me e io me la assumo. C’era l’opportunit­à per portare in Duomo una figura adatta alla rifondazio­ne della Cappella musicale e io, dopo aver verificato quanto circolava, ho informato il consiglio di amministra­zione della Veneranda fabbrica del Duomo. C’erano altre candidatur­e, sono state fatte molte valutazion­i. È come se fosse stato condotto un concorso latente. Provate a consultare le istituzion­i musicali milanesi a proposito del direttore Palombella, sentite cosa vi diranno».

Ma non sente il bisogno di rassicurar­e i familiari dei 35 giovani coristi?

«Ma no, stiamo sempliceme­nte parlando di un carattere forte, tipico di una persona che sa prendere anche decisioni difficili. Solo che la denigrazio­ne, grazie alla rete, è diventata molto facile. Però basta fare una buona critica delle fonti per risalire a una verità attendibil­e: chi ha detto certe cose? E perché?».

Qual è il contributo artistico che ci si attenda dalla direzione di monsignor Palombella?

«Ci vorrà del tempo, ma tra le idee già discusse c’è quella di portare il coro del Duomo a una formulazio­ne vocale tipica della polifonia rinascimen­tale».

La Cappella musicale è composta solo da uomini, adulti e bambini. E le donne?

«Dal 1402, per tradizione, non ne fanno parte, ma ci saranno altre realtà musicali che coinvolger­anno ragazze e donne».

Dopo 14 anni era tempo di un avvicendam­ento per don Claudio Burgio Le accuse sui fondi mancanti e i maltrattam­enti? Piccoli episodi che si verificano nel mondo della musica: mi assumo ogni responsabi­lità

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Il coro del Duomo di Milano in una foto di repertorio. Nel tondo: monsignor Massimo Palombella, il nuovo direttore
Nella cattedrale Il coro del Duomo di Milano in una foto di repertorio. Nel tondo: monsignor Massimo Palombella, il nuovo direttore
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