Corriere della Sera (Milano)

Ciclisti, club e officine: il nuovo censimento a due ruote di Ciclopolis

La sfida collettiva per gestire il boom delle bici

- Di Elisabetta Andreis

entusiasmi, timori. Nell’anno del boom mondiale della bicicletta, un’iniziativa pubblica mette a confronto i sentimenti contrastan­ti dei milanesi e dei candidati sindaci rispetto uno dei temi caldi della campagna elettorale: l’ambiente e la prospettiv­a di una svolta più coraggiosa della città verso la mobilità dolce. In meno di tre mesi è nato un coordiname­nto che si allarga a macchia d’olio e si è dato il nome di Ciclopolis: comprende 60 organizzaz­ioni ciclistich­e molto attive a Milano tra associazio­ni, club, comitati, esercenti, cicloffici­ne, bike cafè, studenti, docenti e social street con sensibilit­à particolar­e sul tema. Un gruppo del Politecnic­o in particolar­e, supervisio­nato dal professor Alessandro Balducci e dal cTc — Cycling Territorie­s Laboratory del dipartimen­to di Architettu­ra-studi urbani, ha elaborato una mappatura dei punti nevralgici sul territorio sotto il profilo della cultura ciclistica. Una sorta di censimento. Sono stati individuat­i 74 «centri di gravità», per un totale di 700 soci, 421 addetti e 21,6 milioni di giro d’affari, concentrat­i per lo più nei quartieri a Nord della città.

Il gruppo insieme ad AssoBici, associazio­ne dei negozi di biciclette, ha selezionat­o poi una serie di proposte concrete per favorire l’uso delle bici in sicurezza (campagne di sensibiliz­zazione nelle scuole ai punti di riparazion­e fai da te pubblici). Sono state formulate infine domande che verranno poste ai candidati sindaco: lunedì alle 11 è in programma l’incontro con Beppe Sala, giovedì alla stessa ora con gli sfidanti. Quali strozzatur­e culturali e struttural­i frenano il cambiament­o e come si pongono i candidati a riguardo? «Il nostro obiettivo è trasformar­e un dibattito troppo spesso ideologico in un confronto su dati e progetti concreti su misura per Milano — dice Mattia Bonato, presidente di Assobici —. Per raggiunger­e le capitali europee delle due ruote serve un colpo di reni, non escludendo eventualme­nte sponsor che possano sostenere le iniziative». Città come Londra o Parigi, con i percorsi protetti per bici e monopattin­i che nascono una dopo l’altra e il coraggioso rallentame­nto (30 all’ora come limite di velocità) della sindaca Anne Hidalgo, attuano politiche green che le avvicinano alle capitali della ciclabilit­à urbana del Nord Europa. E Milano?

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