Candidatura Fontana: con Salvini niente tensioni
Il giorno dopo la ricostruzione del Corriere sulle tensioni tra il presidente della Regione Attilio Fontana e il leader della Lega Matteo Salvini, che gli ha offerto un seggio in Senato in alternativa alla ricandidatura in Regione, la maggioranza getta acqua sul fuoco. «A qualcuno non va giù che dopo due anni di impegnativa lotta al Covid i cittadini lombardi abbiano piena fiducia nell’operato del presidente Fontana, della squadra di Regione Lombardia e della Lega — commenta Salvini —. Gli ultimi incontri che ho avuto con Attilio Fontana sono stati uno a Roma e uno a Milano: lavoriamo con grande determinazione e proiettati al futuro. Le polemiche le lasciamo agli altri». Fontana parla di «fake news» e di «fantasiose tensioni con Salvini», ribadendo l’impegno suo e del leader «a lavorare per il futuro dei lombardi che in questo momento hanno bisogno di azioni concrete, non di chiacchiericci». Per il coordinatore regionale di Forza Italia Massimiliano Salini «la questione giudiziaria che coinvolge il governatore costringe ad aspettare ancora alcune settimane» prima di decidere chi sarà il candidato: «Il punto definitivo è rinviato a dopo le amministrative», il 12 giugno. Tenendo sempre presente «la regola aurea del centrodestra (salvo problemi politici, che in Lombardia non ci sono, a differenza che in Sicilia): partire dai presidenti uscenti». Il punto è «capire cosa intende fare Fontana alla luce delle vicende giudiziarie». L’opposizione sottolinea, invece, che «Salvini non smentisce di star cercando di mettere l’esperienza di Fontana e di questa giunta disastrosa in soffitta: la smentita di Salvini non smentisce nulla, se non la difficoltà di ripresentare Fontana», dice il segretario regionale del Pd Vinicio Peluffo. Mentre il sindaco Beppe Sala commenta: «Avrei pensato che la ricandidatura di Fontana togliesse imbarazzi alla Lega e frenasse altre volontà di candidatura». E sulla sfida ribadisce: «Sono 29 anni che il centrodestra governa. Quindi non ci aspettiamo si vinca perché dall’altra parte c’è qualche dissidio. Si vince se si ha un buon candidato e un buon programma».