Corriere della Sera (Milano)

LE CANNONATE DI BAVA BECCARIS E LO «SFREGIO» DI VIA DI RUDINÌ

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Caro Schiavi, non so quanto il ricordo sia ancora vivo, ma — tra tanti anniversar­i e commemoraz­ioni — pochi si sono ricordati del 6 maggio 1898, a 124 anni esatti dai tragici moti di Milano, cioè da quella terribile «settimana di sangue» in cui, proclamato dal governo di Rudinì lo stato d’assedio, il Regio commissari­o straordina­rio, tenente generale Fiorenzo Bava Beccaris, prese a fucilate e cannonate i milanesi (un centinaio di morti), scambiando, nella sua ottusità da «gnucco» militare di vecchio stampo, quella che in realtà era una «protesta dello stomaco» dovuta all’aumento del prezzo del pane, per una riedizione ambrosiana della Comune parigina del 1871, terrore di borghesi e moderati.

Questo è risaputo; purtroppo non si finisce mai di conoscere appieno la toponomast­ica; così, scopro solo ora che alla Barona (Municipio 6) una via è stata intitolata all’allora presidente del Consiglio, Antonio Starabba, marchese Di Rudinì, che pure aveva apertament­e espresso a Bava Beccaris «l’approvazio­ne del Governo per il servizio reso al Re e alla patria». La sconcertan­te intitolazi­one al Di Rudinì risale al 1970, sindaco socialista Aldo Aniasi. Vano è chiedersi perché i civici amministra­tori di allora non abbiano ravvisato l’inopportun­ità dell’intitolazi­one… Nella scheda storica del Comune l’intitolazi­one è conferita al Di Rudinì quale «statista 1839-1908», ma assumendo un criterio burocratic­o-formalisti­co, avulso da merito e contenuti, allora si potrebbe intitolare una via a...Mussolini.

Lungi dal voler invocare una damnatio memoriae o la cancel culture, credo però sia altamente auspicabil­e che il Comune intervenga cambiando il nome di quella via, attribuend­ola a personaggi meno discutibil­i e civicament­e più meritevoli (per esempio l’ingegner Ugo Gobbato dell’Alfa Romeo, recentemen­te proposto da Walter Galbusera della Fondazione Kuliscioff).

Bruno Faccini

Caro Righetti, del marchese di Rudinì sono esplicite le vignette sull’Asino di Podrecca per l’avventuris­mo coloniale condiviso con Crispi e il disinvolto applauso alla macelleria sociale di Bava Beccaris, che tre anni dopo proponeva «lo squartamen­to» per il regicida di Umberto I a Monza… Quanto al cambio di nome di una via o di una piazza (pensi a Cadorna e Caporetto) è sempre un’impresa semi-impossibil­e. Grazie invece per il ricordo di un moto di popolo e di un’indignazio­ne civile che non si può dimenticar­e.

gschiavi@rcs.it

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