Valtellina, i torrenti sono in secca I pescatori soccorrono i pesci
Migliaia di trote spostate nei fiumi Adda e Mera: interventi quotidiani, è emergenza
LECCO Piccole pozze circondate da sassi e terra. L’alveo del torrente Madrasco, a pochi chilometri da Sondrio, tra Fusine e Colorina, è ridotto a un rigagnolo. Le trote marmorate annaspano nell’acqua bassa, destinate a soccombere senza ossigeno. Stivaloni, secchi e l’attrezzatura per l’elettropesca sulle spalle: a salvarle i pescatori. Si avvicinano lentamente, le stordiscono con una scossa a basso voltaggio, poi le trasportano fino all’Adda. Alla fine della giornata sono oltre trecento i pesci portati al sicuro. Poco più giù, all’imbocco della Valtellina, stessa scena. Il Bitto che attraversa Morbegno è quasi in secca: un migliaio le trote spostate negli ultimi giorni. Cambia la vallata. Chiavenna, torrente Schiesone: ottocento pesci recuperati e messi nella Mera. Un lavoro che prosegue da settimane. Gli effetti della siccità e del caldo anomalo che nei prossimi giorni arriverà a raggiungere punte di 40 gradi. La fauna ittica è messa a rischio dalle scarse precipitazioni.
In azione i volontari dell’Unione pesca sportiva di Sondrio, settemila iscritti e una speciale commissione di tutela delle acque. L’attuale coordinatore, per 38 anni, è stato anche direttore dell’associazione. «Mai avevo visto una situazione simile — spiega Giorgio Lanzi —. Accadeva in passato di dover spostare trote e temoli dove l’acqua è più alta, ma adesso gli interventi sono quasi quotidiani. La portata di fiumi e torrenti si è ridotta come mai in passato. Il deflusso minimo vitale rilasciato dalle dighe sembra non bastare più». In Valtellina ci sono 220 torrenti, 110 laghetti alpini, 48 dighe (forniscono il 50% dell’energia idroelettrica della Lombardia) e due grandi fiumi, Adda e Mera. «Parliamo di 1.350 chilometri di acqua, che presidiamo costantemente — prosegue Lanzi —. Ci occupiamo dell’immissione del novellame, ma in questo momento le nostre energie sono rivolte a salvare i pesci. Gli invasi sono ai minimi storici, in un periodo in cui dovrebbero essere pieni per lo scioglimento stagionale della neve.
Ma quest’anno di neve ne è arrivata davvero poca, i ghiacciai si stanno ritirando e il fondo valle è all’asciutto. Se a questo aggiungiamo i lavori fatti negli alvei di alcuni torrenti che hanno lasciato massi e pozze si può comprendere perché il numero delle trote si stia riducendo. I pescatori sono le sentinelle del territorio e le segnalazioni sono ormai quotidiane. Le morie di pesci rischiano di sconvolgere un equilibrio ambientale già fragile».
Situazione meno drammatica, ma comunque al limite nella vicina provincia di Lecco. I pescatori dell’associazione Briantea sono intervenuti a Sartirana per salvare alcune carpe rimaste intrappolate nella roggia Ruschetta. Boccheggiavano nell’acqua bassa fino a quando non sono state prelevate e spostate. «Siamo in allerta — racconta Stefano Simonetti, presidente Fipsas, Federazione italiana pesca sportiva e attività subacquee (5.100 iscritti) —. Uno speciale nucleo composto da una decina di persone è pronto a rispondere a nuove chiamate della Regione, come accaduto in passato per il torrente Grigna a Ballabio, sul Pioverna e sul Gallavesa a Erve. Abbiamo anche un pick up attrezzato con una vasca e bombole per ossigenare l’acqua. Ma a preoccuparci di più in questo momento sono le condizioni del lago. Il Lario negli ultimi giorni è calato di oltre 80 centimetri ed è a rischio la frega dei ciprinidi, cavedani e alborelle. Ho scritto una lettera all’assessore regionale Fabio Rolfi segnalando il danno ittico. Una riflessione andrebbe fatta sulla gestione della diga di Olginate, tema ancora più importante in questo periodo di siccità che ormai ha raggiunto livelli record».