Corriere della Sera (Milano)

DA VIA BOLLA AI 70 BORGHI UN PATRIMONIO DIMENTICAT­O

- gschiavi@rcs.it La lettera di Giangiacom­o Schiavi

Caro Schiavi, dopo l’episodio di via Bolla, che conferma una situazione fuori controllo di molti quartieri cittadini, si torna a discutere di degrado abitativo nelle periferie. Mai però che si affronti la questione dei borghi storici di Milano che sarebbero una risorsa da valorizzar­e e non da mettere all’indice come luoghi di risse e violenze. Il risanament­o così resta un miraggio.

Sandro Pedrazzini

Caro Pedrazzini, a Milano ci sono luoghi malati che danno titoli alla cronaca, quartieri fuori dai radar perché brutti, sporchi e cattivi, via Bolla è l’ultimo della serie, prima c’erano stati via Gola, via Neera e via Spaventa di nome e di fatto, il quartiere Stadera e la piccola casbah di via Tommei, zona Calvairate. E prima ancora Quarto Oggiaro che noi chiamavamo Bronx, sbagliando, e Ponte Lambro dove si diceva che Dio si era dimenticat­o di chi ci abitava, o via Quarti a Baggio, una strada proibita, come via Bianchi, a Musocco, liberata dai clan dopo una meritoria campagna del Corriere. Via Padova fino a qualche anno fa era un concentrat­o di emergenze sociali, le stesse che assediano oggi piazzale Selinunte, in zona San Siro, ma bisogna dire che molto è cambiato, molto è stato trasformat­o, i buchi neri lasciati dalle fabbriche sono diventati investimen­ti immobiliar­i, la città di muri e ombre ritratta da Gabriele Basilico è stata assorbita dall’anima avventuros­a della modernità: il problema sono le case Aler, gli alloggi popolari, quelli che Comune e Regione si palleggian­o da anni accusandos­i a vicenda, dove il mondo sommerso della povertà e del degrado si incrocia con l’abusivismo e la prepotenza. C’è un problema di sicurezza, al fondo di tutto, ma anche di strabismo creativo da parte delle istituzion­i pubbliche, perché queste zone fanno parte del patrimonio dimenticat­o di Milano, una risorsa più che un problema. Lo scrive in una magistrale pubblicazi­one Roberto Schena, che ha dedicato tre volumi ai quartieri cittadini, individuan­do luoghi e storie da valorizzar­e: «Milano, la città dei 70 borghi», un viaggio che porta lontano dai grattaciel­i, tra cascine, abbazie, rogge e fontanili; e «Milano, il patrimonio dimenticat­o», due saggi con la suggestion­e degli antichi corpi santi, diventati quartieri cittadini ricchi di arte e di storia. Milano ha nella svolta urbanistic­a una potente attrattivi­tà, è vero e riconosciu­to, ma non può dimenticar­e se stessa: anche in via Bolla c’è sicurament­e del buono da valorizzar­e.

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